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I Presìdi di Toscana: forme di lunga durata e mutamenti in un piccolo spazio (1557-1801) 53
nei dintorni: non garantì una guarnigione perenne come invece fece
con Piombino, non pose dei signori feudatari e vassalli a governare su
dei territori conquistati. Ne fece una diretta dipendenza spagnola,
attraverso il viceregno di Napoli, e vi pose, come rilevato, governatori
militari e un apparato burocratico-amministrativo. Non ne fece però,
una colonia, o uno spazio dipendente, non si curò di creare un sostrato
economico o un governo stabile che potessero garantire la sopravvi-
venza di questo spazio. Al contrario, confermò gli statuti senesi,
lasciando che le comunità gestissero le bandite, i pascoli, le peschiere,
garantendo semplicemente l’approvvigionamento della guarnigione.
Oltre due secoli di precario equilibrio politico e amministrativo
interno contribuirono a far instaurare nei Presìdi una forma di ammi-
nistrazione a geometrie variabili che rese questi territori completa-
mente diversi nell’organizzazione della cosa pubblica dal viceregno di
Napoli: le leggi e gli editti vicereali non valevano direttamente anche
nei Presìdi, essendo essi proprietà esclusiva della corona e non provin-
cia vicereale e questo generò spesso una sorta di autogestione che, tal-
volta, si trasformò in conflitto o in noncuranza, innescando un trend
negativo dal quale gli ormai ex Presìdi si risollevarono solo nel corso
del XIX secolo. In un’analisi di questo equilibrio a geometrie variabili,
quindi, nella distinzione fatta tra potere militare, appannaggio dall’au-
torità spagnola, e potere civile, gestito dalle comunità locali in maniera
indipendente le une dalle altre e retto da regolamenti precedenti, va da
sé che la convivenza tra queste due realtà separate ma costrette ad
interagire tra loro non fu sempre pacifica e più volte le autorità vicereali
(e in seguito reali) dovettero intervenire direttamente da Napoli per diri-
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mere le questioni e stabilire i ruoli e le divisioni , i confini tra il militare
e il comunitario, tra lo spazio del presidio vero e proprio e quello
urbano, della comunità.
Compito non semplice, considerando come, anche in conseguenza
di un territorio difficile , i militari alloggiavano in case private (a spese
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36 Soprattutto nei primi anni di esistenza dei Presìdi e per tutto il Cinquecento, i con-
trasti erano all’ordine del giorno. Basti pensare che un primo ricorso al viceré da parte
delle comunità avvenne già nel 1560, appena tre anni dopo la fondazione dei Presìdi. Il
caso è riportato in P. Fanciulli, Storia documentaria dei Reali Presidios di Toscana. Lo
Stato dei Presìdi nelle carte degli archivi spagnoli e italiani cit., p. 116.
37 A causa del retroterra infestato dalla malaria che non permetteva uno stanzia-
mento diffuso sul territorio, già dal tempo della repubblica di Siena le comunità si erano
concentrate prevalentemente nei centri abitati. Oltre alle comunità ristrette di Porto
Ercole, Talamone, e (in seguito) Porto Santo Stefano, e al centro maggiore di Orbetello,
non vi erano infatti altri insediamenti. La vita era ridotta, appunto, ai soli spazi urbani,
nel senso stretto del termine. Le mura di Orbetello da un lato e il Mediterraneo dall’altro,
rappresentavano i veri confini delle comunità dei Presìdi.
n.45 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Aprile 2019
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)