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D'Onofrio (saggi)_2  19/04/19  17:28  Pagina 55






                   I Presìdi di Toscana: forme di lunga durata e mutamenti in un piccolo spazio (1557-1801)  55


                   dei corpi di volontari in funzione antifrancese, in un ultimo slancio
                   di rinnovata vitalità che si trovarono a vivere i Presìdi in quegli ultimi
                                        42
                   anni del XVIII secolo .
                      Un esempio di quanto appena descritto si ritrova negli avveni-
                   menti del 1801 e degli anni appena successivi, quando tutti i militari
                   napoletani vennero richiamati in patria dopo la cessione dei Presìdi
                   alla Francia. La guarnigione doveva infatti rendersi a Gaeta sotto la
                   guida del capitano De Gregorio, governatore di Longone, diventato
                   ormai uomo fidato di Napoli dopo le vicende dell’assedio francese al
                   forte elbano del 1799 . I continui assalti dei barbareschi (la guar-
                                         43
                   nigione viaggiava con una sola polacca di scorta), ancora relativa-
                   mente attivi in quelle acque, costrinsero gli uomini a riparare a Porto




                      42  Aco, Reali Dispacci e Carteggio Ufficiale, n. 117.
                      43  Nel 1799, nel quadro delle guerre della seconda coalizione, le truppe francesi
                   invasero in pochi mesi la Toscana e da Livorno partirono per occupare l’isola d’Elba.
                   A Longone, la situazione era già precaria a causa degli avvenimenti nella capitale del
                   regno – si era nell’aprile del 1799 e Napoli era nel pieno dei tumulti della repubblica
                   napoletana. All’arrivo dei francesi, il presidio di Longone, isolato e abbandonato a se
                   stesso, si trovava a corto di uomini e di rifornimenti. Come scriveva l’allora governa-
                   tore Vincenzo Dentice al suo omonimo a Piombino, Nunziato Folagiani, «io non so che
                   cosa dirli a Vosta Signoria illustrissima. Forza da mandarci qua non esiste, e ancorché
                   vi fusse, non è cotesta Piazza da sostenere. Se si verificano le nuove Ella consulti con
                   il Maggior Camera [Giovanni Camera, aiutante maggiore della piazza di Piombino], e
                   di accordo avanti gli occhi i principi di Educazione ed Onestà, che deve avere tutto
                   Uomo da bene, e poi alla Forza imponente si deve cedere: questo è quel tanto li posso
                   significare su tale assunto» (Asn, Segreteria di guerra e marina, ramo guerra, busta n.
                   27). O ancora, scrivendo questa volta al vicario Pignatelli: «questa Piazza non si trova
                   in istato tale da apporre una forte difesa. Con più e replicate mie azioni non ho man-
                   cato di rappresentare in dettagli a Sua Maestà per la Segreteria di Guerra che qui
                   tutto era mal ridotto, e persino che gli affusti dei cannoni istessi sono inservibili, a
                   riserva di qualcheduno di cui può farsi uso. Non vi sono provvigioni, ne viveri di sorta
                   alcuna e manca persino l’acqua nella Piazza [...]. Nel mese passato per mancanza di
                   denaro il Ministro medesimo non rimise per gli uffici che la metà del Soldo. In questo
                   mese tutte le raggioni vogliono che non possa neanche rimettere il terzo, giacché io so
                   che avendo domandata ad imprestito in Toscana qualche somma, è stata rotonda-
                   mente niegata. [...] senza un soccorso pronto e necessario, e a cui non può affatto
                   prestarsi un semplice particolare, si anderà a rischio di essere alla discrezione di
                   ognuno che voglia qui venire ad impossessarsi della Piazza» (Asn, Segreteria antica di
                   guerra e marina, fascio n. 398). I francesi, organizzatisi a Portoferraio, presero d’asse-
                   dio Longone, ultimo ostacolo all’occupazione dell’isola d’Elba, considerata una posta-
                   zione  strategica  per  contrastare  le  navi  inglesi  nel  Tirreno.  Dopo  una  serie  di
                   sommosse che portarono alla sostituzione del governatore Dentice con il capitano
                   Marcello De Gregorio, nel presidio iniziò una ferma resistenza ai francesi che si con-
                   cluse vittoriosamente nel luglio del 1799, grazie anche all’arrivo di rifornimenti da
                   parte degli inglesi e alla resistenza della popolazione di tutte le comunità isolane. La
                   Francia dovette quindi momentaneamente rinunciare a Longone, che rimase nel regno
                   di Napoli fino a due anni dopo, quando, nel 1801, con la pace di Firenze, quest’ultimo
                   fu costretto a cedere la totalità dei Presìdi di Toscana alla Francia.


                   n.45                           Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Aprile 2019
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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