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D'Onofrio (saggi)_2  19/04/19  17:28  Pagina 54






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                 delle comunità) e quindi all’interno della città e non nei forti o in presìdi
                 militari separati. Lo spazio militare, cioè, si sovrapponeva esattamente
                 allo spazio urbano, in una commistione di usanze e di costumi. In con-
                 siderazione di ciò, alcuni autori hanno parlato di sviluppo di una sorta
                 di «società coloniale» 38  in cui gli «indigeni non si sollevarono mai oltre
                                                  39
                 un limite estremamente modesto» . In maniera speculare, altri hanno
                 invece contestato il termine “colonia”, effettivamente inadeguato, pren-
                                                               40
                 dendo le difese della società interna dei Presìdi .
                    In una mediazione tra questi due estremi, una posizione più equi-
                 librata si trova proprio nell’identificazione dei Presìdi come spazio
                 urbano, in cui le comunità erano indipendenti dal potere militare e
                 gestivano in autonomia le proprie entrate e le proprie spese. Tuttavia,
                 bisogna  tenere  sempre  presente  lo  stretto  legame  tra  comunità  e
                 guarnigione:  persino  le  limitate  attività  economiche  delle  stesse
                 comunità erano strettamente legate alla presenza dei militari, con i
                 governatori, ad esempio, che garantivano ai produttori di grano locali
                 delle entrate economiche fisse, acquistando il grano per la guarni-
                 gione al prezzo corrente e in qualche modo finanziandone l’attività. O
                 ancora si pensi a Longone, in cui al governatore e al presidio militare
                 spettava un intero bosco in cui poter liberamente tagliare la legna per
                 uso della guarnigione. Non bisogna inoltre mai dimenticare gli aspetti
                 forse più prosaici, ma che in uno studio di lungo periodo diventano
                 significativi: furono moltissime le donne dei Presìdi che sposarono dei
                 militari, generando una commistione tra la sfera militare e quella
                 locale che andava ben oltre la fedeltà al proprio re. Come già accen-
                 nato, poi, furono numerosi i cosiddetti “naturali”, ossia i nativi dei
                 Presìdi, che entrarono nella guarnigione, soprattutto nel XVIII secolo.
                 Esisteva infatti in questi anni, per volere di Ferdinando IV, una pre-
                 cisa disposizione reale che prevedeva fossero proprio i naturali ad
                 occuparsi del servizio di artiglieria nei rispettivi presìdi, con una divi-
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                 sione netta degli uomini e dei ruoli . Nel 1798 si formarono persino



                    38  Come affermato in G. Spini, Introduzione storica cit., p. 8. Va detto che l’autore
                 utilizza queste parole presentandole come una semplice ipotesi di lavoro e non affer-
                 mandole con certezza né rafforzandole con dei dati. Viene utilizzato il termine “colonia”
                 anche in G. Caciagli, Lo stato dei Presìdi cit. e da altri autori in seguito, che si rifanno
                 alla definizione dei due studiosi citati.
                    39  G. Spini, Introduzione storica cit., p. 8.
                    40  Come si vede, invece, in P. Fanciulli, Storia documentaria dei Reali Presidios di
                 Toscana. Lo Stato dei Presìdi nelle carte degli archivi spagnoli e italiani cit., pp. 293-298.
                    41  Come riportato, ad esempio, nei documenti dell’Aco, Reali Dispacci e Carteggio uffi-
                 ciale, n. 116. Il dispaccio stabilisce che 17 naturali avrebbero prestato servizio di arti-
                 glieria ad Orbetello, 3 a Port’Ercole, 3 a Monte Filippo (un forte che domina Port’Ercole
                 così nominato in onore di Filippo II) e altrettanti a Talamone, mentre 4 sarebbero stati
                 a Piombino e ben 20 a Longone.


                 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Aprile 2019      n.45
                 ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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