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I Presìdi di Toscana: forme di lunga durata e mutamenti in un piccolo spazio (1557-1801) 59
rità sapevano di non poter trarre profitto da queste piccole comunità.
Nel corso degli anni, la Spagna profuse anzi una quantità immensa di
denaro per costruire e poi curare forti e fortezze, per pagare le guarni-
gioni e i funzionari, per sopperire alle carenze nell’approvvigionamento
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e ad altre necessità .
La maggior parte della popolazione dei Presìdi, infatti, soprattutto
dei piccolissimi centri, viveva in povertà. Erano prevalentemente brac-
cianti, affittuari o pescatori, con le peschiere a rappresentare la mag-
giore rendita. Come si è già accennato in precedenza, la società interna
dei Presìdi viveva imperniata su binari feudali, risalenti al medioevo.
Si trattava di una società e di una economia prevalentemente di tipo
rurale, non dissimile rispetto a quella presente nel resto della
Maremma senese. Ai pescatori, agricoltori e allevatori non si affiancava
un ceto borghese né una qualche forma di artigianato abbastanza svi-
luppata da poter essere considerata economicamente rilevante. Vi
erano, ovviamente, piccoli artigiani addetti a curare gli aspetti più
necessari della vita quotidiana, dai muratori ai sellai, così come erano
presenti sul territorio piccoli commercianti che gestivano le attività utili
alla popolazione come osterie o pizzicherie ma, come riportano soprat-
tutto i funzionari toscani e i pochi viaggiatori che passarono per i Pre-
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sìdi nel XVIII secolo , entrambe queste forme di attività erano poco o
per nulla sviluppate. L’applicazione del fondo di separazione de’ lucri
e la messa in discussione degli statuti rappresentarono quindi quello
che si potrebbe definire il colpo di grazia definitivo.
E a nulla valse il parere della Regia Camera di Santa Chiara che, nel
1746, su richiesta di analisi della questione da parte del re Carlo, si
espresse favorevolmente rispetto alla riconferma degli statuti . Con una
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lunga memoria, la Regia Camera sottolineava, prendendo in analisi la
prassi utilizzata nei Presìdi nei centocinquant’anni circa di dominio spa-
gnolo, come gli statuti non avessero inficiato la separazione tra autorità
53 Dei continui ordini per restauri di fortificazioni o del continuo invio di viveri si ha
traccia in tutti i fasci di documenti inerenti ai Presìdi di Toscana conservati presso l’Asn.
Si veda: Asn, Ministero degli affari esteri, buste n. 4529-4540; Asn, Ministero delle finanze,
buste n. 2108-2113; ma soprattutto Asn, Segreteria di guerra e marina, ramo guerra, fasci
n. 14-29 e n. 47. Per gli aggiusti di artiglieria, in cui vennero profuse altre grandi quantità
di denaro si veda Asn, Segreteria di guerra e marina, ramo guerra, fasci n. 797-801.
54 Furono diversi, seppur pochi, i viaggiatori che nel XVIII secolo passarono per i Pre-
sìdi di Toscana. Si trattava di viaggiatori casuali, o dei più avventurosi. Una breve ras-
segna è ritrovabile in A. D’Onofrio, Una tappa meno nota del grand tour: i Presìdi di
Toscana, porta lontana e figurata del regno di Napoli, «L’Argentariana, rivista di cultura
del Centro studi Don Pietro Fanciulli», A. II, n. 5 (marzo 2018), pp. 18-26. Per una rac-
colta di più lungo periodo e a più ampio raggio, si veda: A. Brilli, Grosseto e la Maremma.
Viaggi e viaggiatori (1790-1910), Edimond, Città di Castello, 1997.
55 Si veda P. Fanciulli, Storia documentaria dei Reali Presidios di Toscana. Lo Stato
dei Presìdi nelle carte degli archivi spagnoli e italiani cit., p. 225.
n.45 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Aprile 2019
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)