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mossa di Carlo Emanuele I di emanare un editto di portofranco nel
1612 (potenziato nel secolo successivo) e a metà del Settecento la
creazione del porto artificiale di Limpia, che permise una crescita del
commercio e stimolò la frequentazione da parte di navigli e mercanti
stranieri. Insomma, due casi molto diversi – benché, probabilmente, il
XVIII secolo abbia rappresentato un momento di crescita per entrambi
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– ma è piuttosto la similarità della fiscalità marittima (e, come vedremo,
dei sistemi di controllo), l’intercettazione del naviglio in transito e i
sistemi per mappare rotte e vettori marittimi, a farne alla stessa
maniera due osservatori privilegiati dei traffici nel Mediterraneo (e tra
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Mediterraneo e Atlantico) nel secolo dell’esplosione commerciale globale .
Entrambi i tributi affondavano le loro origini nel Basso Medioevo.
Cenni al dritto di Monaco si trovano in una convenzione del 1456, in
cui a Catalano Grimaldi era riconosciuta dal re di Francia e dal doge
di Genova la facoltà di fermare le imbarcazioni di passaggio da ovest
verso est e di percepire una percentuale pari al 2% del valore del carico;
ma questa formalità giuridica regolò di fatto una consuetudine in
vigore da molto tempo, se il signore Lamberto Grimaldi, nel lamentarsi
di «un di Marsiglia» che si era permesso di «passare già due volte con
due navigli senza toccare in Monaco né pagare il dritto già più volte da
sé pagato», il 22 febbraio 1465 commentava che la tassa era «sempre
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stata essatta sopra i genovesi, provenzali e francesi» . Del dritto di Vil-
lafranca (anch’esso riscosso al 2% ad valorem) vi sarebbero attestazioni
duecentesche, ma bisognò aspettare anche in questo caso il periodo a
cavallo tra XV e XVI secolo perché esso fosse «véritablement défini et
efficacement perçu»: nel 1427 Carlo VII avrebbe acconsentito alla
riscossione del tributo sulle imbarcazioni francesi di ritorno dalla Cor-
sica e dalla Sardegna (il dritto di Villafranca colpiva sia il naviglio
diretto verso l’Italia sia quello di ritorno in Francia, ossia nelle due dire-
zioni), e un successivo importante riconoscimento fu quello di France-
sco I nel 1516. A completare l’iter di elaborazione della normativa sarà
10 Ovviamente osteggiata dai mercanti locali, come dimostrano le «remonstrances des
négociants de Nice contre le droit de Villefranche, contraire aux privilèges du port franc»
(Ast, Paesi, Città e contado di Nizza, dritto di Villafranca, m 5).
11 Cfr. S. Conrad, Storia globale, Carocci, Roma, 2015, e da ultimo qualche spunto
nuovo anche in C. Taviani, Reti globali e merci, in M. Bellabarba, V. Lavenia (a cura di),
Introduzione alla storia moderna, Il Mulino, Bologna, 2018, pp. 67-78.
12 Appm, A39. Il dritto sarebbe poi stato confermato il 17 ottobre 1495 da Carlo VIII
e il 20 febbraio 1511 da Luigi XII (dopo che il parlamento di Provenza aveva istruito addi-
rittura un processo contro Giovanni di Monaco per contestargli l’esazione della tassa).
Nel 1511 il signore di Monaco arrivò ad un accordo per la riscossione del dritto anche
con la Repubblica fiorentina, e presso la rocca per firmare la convenzione si recò il segre-
tario Niccolò Machiavelli. Per ottenere il riconoscimento dall’imperatore Carlo V, il 5 otto-
bre 1526 Agostino Grimaldi dovette versare 50 marche d’oro.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Aprile 2019 n.45
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)