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                 primo porto che si ritrovava per ivi rifugiarsi», ma che avendo appreso
                 che si trattava di Villafranca quest’ultimo «si oppose dicendo che quivi si
                 pagava un dritto, ordinando di andare in quello d’Antibo per farvi le pro-
                 visioni necessarie e da indi ripartire e prendere la bordata per alto mare
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                 per proseguire a navigare verso Genova» . Specie nella seconda metà del
                 XVIII secolo, dopo che Francia, Inghilterra e Olanda avranno ottenuto
                 l’esenzione dai dritti, il dito sarà puntato sempre di più sui patroni del
                 Dominio genovese: le «infedeli consegne» – si legge in un documento del
                 17 gennaio 1776 – venivano fatte «il più delle volte in riguardo a basti-
                                                                                   23
                 menti genovesi come quelli che più frequentemente frodano il dritto» ;
                 gli appaltatori del dritto di Villafranca del 1762 erano particolarmente
                 indignati del comportamento delle feluche di Savona, «bastimenti sottili
                 e agili al corso» che per «non poter venire arrestati dalla barca invigilatrice
                 per la conservazione del detto dritto non è mai stato possibile di poterli
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                 sottomettere al pagamento del medesimo dritto» .
                    Quali erano le modalità con le quali venivano perpetrate le frodi a
                 scapito delle casse dello Stato sabaudo e del principato della famiglia
                 Grimaldi? La via più semplice consisteva nel falsificare la “nazionalità”
                 di imbarcazione e carico: lo si poteva fare attraverso la nomina surret-
                 tizia di patroni e capitani (nel 1702 il principe Antonio di Monaco si
                 lamentava dei marsigliesi che – profittando della loro franchigia otte-
                 nuta in seguito all’emanazione dell’editto di portofranco del 1669 – tra-
                 sportavano  merci  per  conto  dei  genovesi;  e  alla  metà  del  secolo  i
                 Grimaldi fecero raccogliere «les noms des patrons françois qui coman-
                                                                         25
                 dent des batiments appartenents à des marchand genois») ; attraverso
                 finte compravendite (nell’archivio del principato è conservato anche un
                 altro «mémoire» – privo di data – «sur l’abus qui se commet par les mar-
                 chands et patrons et autres etrangers en faisant des ventes simulées
                 des leurs batiments pour le transport des marchandises au prejudice
                 des droits») ; provvedendo a inalberare bandiere “di comodo” (i “soliti”
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                 genovesi – spiegava l’appaltatore Bartolomeo Trucchi alla segreteria
                 sabauda il 6 settembre 1770 – dopo il passaggio della Corsica alla




                    22  Adam, DV, m 005/1.
                    23  Adam, DV, m a, 6.
                    24  Ibidem. Così prosegue la memoria: «da due anni circa a questa parte per non per-
                 dere il tutto fummo in obligo di accettare la loro indiscretta offerta di un luigi d’oro Fran-
                 cia di stampa nuova per ogni viaggio di andata e rittorno da detta Marsiglia; […] ed
                 avendo saputo che nulla ostante a detta convenzione fatta a genio e volere di detti patroni
                 eravamo ancora defraudati fummo costretti nel passato mese di settembre di provedersi
                 anche una filuca di uguale velocità alle suddette, la quale fu armata in corso per poter
                 sottomettere le dette filuche ad un equitativo pagamento».
                    25  Appm, A39, A41. Erano soprattutto gli alassini a ricorrere al “manto” francese.
                    26  Appm, A41.


                 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Aprile 2019      n.45
                 ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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