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                   I dritti marittimi di Monaco e Villafranca tra XVI e XVIII secolo   65


                   l’editto di Emanuele Filiberto del 1558, che l’anno successivo ricevette
                   anche il plauso di papa Paolo IV per il contributo alla lotta contro le
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                   «imprese piratesche» .


                   Scontri e pattuizioni per la riscossione dei dritti

                      In effetti, le imbarcazioni guardacoste del signore di Monaco e del
                   duca di Savoia (poi re di Sardegna) non si limitavano a operazioni di
                   pattugliamento a fini fiscali, ma potevano agire secondo le regole della
                   guerra di corsa (fare «visite», come si diceva allora). Questo tipo di tas-
                   sazione e questo tipo di controllo marittimo configuravano pertanto
                   quelli di Monaco e di Nizza-Villafranca come dei casi unici nel Mediter-
                   raneo, «des exception très remarquables» . In un lungo «mémoire» degli
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                   anni ’30 del XVIII secolo si parla espressamente del «pinque appellé le
                   corsaire de Monaco», e delle modalità che avrebbe dovuto adottare per
                   meglio assistere alla «conservation de droit de son port»; e quando si
                   permetteva a un capitano di inalberare la bandiera di Monaco per svol-
                   gere funzioni di vigilanza costiera – come ad Andrea Porsino di Pegli,
                   della «riviera di Genova», nel 1718 – si esplicitavano sempre entrambe
                   le attribuzioni: «correre sopra li bastimenti turchi o altri che trovasse
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                   contumaci delli dritti» . Similmente, nell’«istruzione al capitano del
                   bastimento armato per la conservazione del dritto di Villafranca», ema-
                   nata dalla segreteria sabauda il 26 gennaio 1753, si ricordava l’urgenza
                   di «andar in corso contro i barbareschi», ma al tempo stesso l’esigenza
                   di riscuotere il tributo, «adoperando ogni diligenza in dar la caccia,
                   arrestare e condurre nel porto di Villafranca o darzena di Nizza que’
                   bastimenti che avranno frodato il dritto» .
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                      13  M. Bottin, Le Droit de Villefranche cit., pp. 6-22. Nel 1568 verrà raggiunto un
                   accordo tra il duca di Savoia e il signore di Monaco per sancire una reciproca franchigia
                   dai rispettivi dritti per le proprie marinerie.
                      14  Ivi, pp. 50-51. Ci furono soltanto un paio di esperimenti analoghi, all’interno del
                   bacino mediterraneo, tra tardo Medioevo e prima età moderna: un dritto a Barcellona,
                   tra 1378 e 1398, e un altro a Marsiglia, nel 1576, subito ritirato (cfr. M. Bottin, Les péa-
                   ges maritimes de Monaco et Villefranche face au droit international, communication dans
                   le cadre du colloque L’État et la mer. Environnement et usages de l’Antiquité à nos jours,
                   IREP-COME,  Centre  de  la  Méditerranée  moderne  et  contemporaine,  Commission
                   RAMOGE, Institut du droit économique de la mer, 20-22 novembre 2008, Monaco, mise
                   en ligne décembre 2012, www.michel-bottin.com).
                      15  Appm, A41. Allorché si presentò di fronte al segretario del principe Onorato III per
                   impegnarsi ad «armare in corso» una sua nave di 12.000 cantari di portata (17 novembre
                   1777), il conte Pietro Smechia ottenne il permesso di «andare contro i turchi ed altri
                   nemici del nome cristiano come ancora invigilare alla conservazione dei diritti marittimi».
                      16  Adam, CN, 3B2.


                   n.45                           Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Aprile 2019
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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