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mento delle «simulate esposizioni in vendita», che avvenivano attra-
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verso la fissazione di «prezzi eccessivi» ; ma gli appaltatori del dritto
avevano sollevato il problema già nella loro “memoria” del 1762, accu-
sando i “soliti” genovesi, giunti persino a ricattarli nel caso non aves-
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sero accettato le loro offerte di composizione sul pagamento del dritto .
Per tutte queste ragioni, specialmente nel corso del XVIII secolo,
quando i traffici crebbero e le frodi che abbiamo descritto si fecero
incontrollabili, l’operato delle unità guardiacoste tese a debordare, con
sconfinamenti e accanimenti che riflettevano chiaramente il senso di
frustrazione degli impresari dei dritti, e che contribuirono spesso a peg-
giorare i rapporti con gli Stati confinanti. Già nel 1539 due barche di
Saint Tropez furono abbordate tra Alassio e Laigueglia dal «leudo ben
armato» al servizio del «gubernante» del dritto di Monaco; e nel 1552 la
fregata dei signori Grimaldi si ripeté «vicino a Sanremo» con un’imbar-
cazione catalana che era transitata «senza venire alla dovuta ubbi-
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dienza» . Nei secoli successivi la lotta senza quartiere per il pagamento
di questi tributi si allargò sistematicamente a tutta l’aria tirrenica: alla
nave Maria Maddalena del conte Smechia, ingaggiata dai Grimaldi, era
consentito di «corseggiare» nei «mari di Francia, Italia e Calabria», con
il solo accorgimento di restare «alla distanza di trenta miglia da terra» .
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Da parte sua, oltre alle frequenti incursioni in acque liguri e francesi ,
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il «bastimento del dritto» sabaudo […] scorreva «tutto il vasto e aperto
32 Queste trasgressioni danneggiavano la piazza, in quanto «i mercanti nazionali prov-
visti di simili generi ne aumentano anch’essi il prezzo, e quell’altro mercante forestiere
che approda nel frattempo con volontà sincera di commerciarvi ne segue l’esempio, cre-
dendo che il prezzo suddetto sia il vero prezzo corrente, di modo che quelle merci che da
principio erano destinate ad esser colà commerciate devono di necessità trasportarsi
altrove» (Adam, CN, 3B2). Il 12 agosto 1779 l’appaltatore Liprandi faceva notare come
questa frode fosse frequente nel caso di merce diretta verso «Stati esteri», e assicurava
di aver assistito a rifiuti opposti ad «alcuni attendenti con offerta del giusto prezzo cor-
rente» (Adam, DV, m a, 7).
33 «È pure successo molte volte che patroni [genovesi] si presentavano per convenire il
dritto del suo carico, facendo qualche miserabile offerta con prottesta che ove non venisse
accettata avrebbero gioito del portofranco, epperò in simili casi ci ha sempre convenuto aggiu-
starli a loro modo per non essere astretti a prendere il semplice ancoraggio» (Adam, DV, m a,
6). Nel 1779 Liprandi accuserà il console napoletano a Nizza, «motore ed autore delle vendite
finte e simulate», così tanto sicuro di sé da affermare «di voler combattere il dritto suddetto
ed di milantarsi che farebbe in modo che non vi sarebbe profitto nell’appalto» (ivi, 7).
34 Appm, A39.
35 Appm, A41.
36 L’11 maggio 1759 pervennero alla segreteria di Stato del re di Sardegna due lettere
di protesta (una del governo genovese e una del console francese a Sanremo) per la cat-
tura da parte di capitan Antonio Ighina - «con lancia armata propria degli appaltatori
del dritto di Villafranca» - di un pinco «denominato Santissima Assunta», evidentemente
di nazionalità francese (Adam, CN, 3B2). All’inizio del settembre 1776 La Vergine del Car-
mine, «patroneggiata» da un maiorchino e con bandiera spagnola, venne catturata «a cin-
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Aprile 2019 n.45
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)