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Invece gli operatori liguri continuarono a sottostare alla fiscalità
marittima delle due enclave sino alla fine dell’antico regime: in un’«infor-
mativa» del 27 settembre 1779 si precisava che i laiguegliesi pagavano
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da tempo «una data somma per il dritto» sabaudo . In precedenza erano
stati accettati anche pagamenti in natura: grazie alla testimonianza di
Carlo Rodino di Diano, sappiamo che già ai tempi di Luciano Grimaldi
i patroni di Alassio e Laigueglia pagavano il dritto «in tanti formaggi la
sola metà del dritto, donde quanto undeci quando quatordeci file d’essi
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formaggi» . Una dimostrazione che, pur di non perdere totalmente il
gettito garantito da certe marinerie particolarmente attive, si era dispo-
sti anche a trovare compromessi: con i rapidi brigantini di Alassio si
stabilì alla fine una «convenzione», «col mezzo d’amici», per la quale
avrebbero dovuto pagare ai doganieri di Villafranca «per ogni viaggio di
andata alla detta città di Marsiglia e rittorno lire cinquanta Piemonte»,
«quando il fondo capitale di ognuno di detti bastimenti brigantini deve
ascendere all’incirca lire quindici mila e per conseguenza per l’andata
e rittorno di lire 30.000» . E lo stesso console genovese a Nizza – riferiva
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la citata «informativa» del 1779 – sapeva che «questi fermieri del dritto
di Villafranca [praticavano] le maggiori facilitazioni verso de patroni, e
così fanno contentandosi per lo più di meno dell’importare del 2%» .
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Oppure possiamo citare il caso del capitan Dotto di Prà (comunità
costiera presso Genova), che nel 1707 presentò una supplica al principe
di Monaco perché «resta[sse] servita di usargli qualche moderazione delle
lire 2.020 a quali ascenderebbe il solito dritto del 2 per 100 secondo il
carico della sua nave procedente da Marsiglia», e che in effetti ottenne
un’aliquota ribassata . Capitava dunque che la fissazione dell’importo
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del tributo scaturisse da una vera e propria contrattazione: quando arrivò
da Cadice nel dicembre 1775, la nave San Giacomo attraccò nel porto di
Limpia e i vertici dell’equipaggio (il capitano olandese e il «sopracarico»
genovese) si recarono a casa del console d’Olanda per incontrare il «rice-
vitore» del dritto di Villafranca e accordarsi in merito al pagamento .
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50 Adam, DV, m a, 7.
51 Appm, A39.
52 In questo documento gli appaltatori del dritto rimarcavano il trattamento di favore
riservato, in quanto gli alassini avrebbero dovuto pagare per ogni spedizione 600 lire,
300 all’andata e 300 al ritorno (Adam, DV, m a, 6). Un secolo prima (il 7 febbraio 1633)
una rappresentanza dei «mercanti di Arles» si esprimeva in questo modo nei riguardi del
console francese a Nizza: «vi piacerà a dire a Sua eccellenza [probabilmente il presidente
del consolato] che se desidera di accomodarci a uno per cento noi faremo andar pagare
il dritto a tutte le barche ove noi haveremo interesse, e dichiareranno tutte le quantità
di ciò haveranno carricato» (Anp, AE/B/III/405).
53 Adam, DV, m a, 7.
54 Appm, A39. Alla fine il capitano pagò 1.500 lire.
55 Adam, DV, m 005/1. «Essendosi riconosciuto che sarebbe asceso il valore di dette
merci [del carico] alla somma di lire sessanta quattro milla cinque cento moneta di Piemonte,
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Aprile 2019 n.45
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)