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                e  il  tormentato  percorso  iniziale  della  Camera  di  Commercio  di  Pa-
                lermo, che costituisce la prima parte del volume Centocinquant’anni
                della Camera di Commercio di Palermo (1819-1969), che contiene an-
                che contributi di Domenico De Marco, noto storico dell’economia me-
                ridionale, Francesco Brancato, Pietro Lauro e Rosario La Duca. La ri-
                costruzione delle origini della Camera di Commercio palermitana non
                era agevole perché le carte anteriori all’unificazione che si conserva-
                vano nell’archivio della Camera sono state interamente distrutte. Giuf-
                frida ha potuto quindi lavorare soltanto su quanto è riuscito a reperire
                – con un lavoro minuzioso e paziente che ha dato frutti forse insperati
                all’inizio – tra le fonti documentario dell’Archivio di Stato e del Banco
                di Sicilia. Tuttavia, è riuscito a darci non solo un quadro abbastanza
                chiaro ed esauriente dell’attività della Camera, costretta a operare tra
                difficoltà finanziarie di ogni genere, ma ha messo in luce alcuni aspetti
                scarsamente noti della politica bancaria del governo napoletano nei
                confronti  della  Sicilia,  e  soprattutto  della  situazione  economica
                dell’isola negli anni immediatamente precedenti lo sbarco dei Mille,
                che ci pongono dinanzi a nuovi stimolanti interrogativi.
                   Grazie alle ricerche di Giuffrida sappiamo così di una gravissima
                crisi di sovrapproduzione di grano e olio negli anni 1855-57, che per
                la politica doganale pervicacemente protezionistica del governo borbo-
                nico spinse la borghesia agraria sull’orlo della rovina economica e la
                spinse tra le braccia di Garibaldi. Così, egli spiega l’adesione di un
                ceto, di principi fondamentalmente conservatori, al «moto liberale che
                faceva sperare, con il mutamento del regime politico, nell’avvento di
                una  nuova  politica  economica».  Tesi  indubbiamente  suggestiva,  ma
                che ha bisogno di essere convalidata da ulteriori ricerche – che pur-
                troppo non sono state più condotte – perché ripropone il problema dei
                rapporti tra motivi economici e motivi politici e spirituali nel Risorgi-
                mento italiano, che sembrava ormai superato dopo alcune messe a
                punto di Rosario Romeo.
                   Dello stesso 1969 è il saggio Un episodio di lotta operaia a Palermo
                nel 1823 per i «Nuovi Quaderni del Meridione», mentre lo studio Raf-
                faele Rubattino e la spedizione dei Mille per la stessa rivista è dell’anno
                successivo. Si tratta di assaggi che non avranno seguito negli anni
                successivi. Ben diverso è invece lo sviluppo dei saggi del 1970 sulle
                vicende industriali del primo Ottocento, che Giuffrida adesso esplo-
                rava sulle orme del Trasselli con due interessanti contributi, uno de-
                dicato all’industria tessile e l’altro alla cartiera Turrisi. Se il primo uti-
                lizzava ampiamente un precedente lavoro di Salvatore Costanza sulla
                filanda Adamo di Trapani, il secondo si basa invece su un materiale
                archivistico  inedito  e  si  può  dire  che  Giuffrida  riporta  in  vita
                un’azienda, la cartiera dei fratelli Turrisi sulla cui attività si scono-
                sceva tutto, a parte il ricordo della sua esistenza ancora presente a





                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Dicembre 2021
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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