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                protezione daziaria, perché essa riuscì a continuare ancora l'attività
                per oltre un quindicennio, con una produzione annua di dieci-dodici-
                mila risme di carta, che si vendeva a tarì 22 la risma il tipo fioretto e
                a  tarì  18  il  tipo  mezzo  fioretto.  La  crisi  si  ebbe  quando,  negli  anni
                Trenta, entrarono in produzione le moderne cartiere del napoletano
                sul Fibreno e sul Liri, capaci di produrre sino a 300 risme di carta al
                giorno a costi molto più bassi, cosicché come le arretrate cartiere della
                Costiera amalfitana, che non erano riuscite a rimodernarsi, anche la
                Turrisi fu costretta a sospendere l'attività. Con il prezzo della carta
                crollato a 10 tarì la risma, la fabbrica castelbuonese – che utilizzava
                ancora i mortai e le pile e non aveva voluto rinnovare le attrezzature e
                i sistemi di produzione – registrava una perdita di 8 tarì a risma, che
                convinceva i titolari dell'opportunità di porre la parola fine a una im-
                presa che si rivelava fallimentare (1842).
                   Parecchi saggi di questi ultimi anni nel 1973 saranno raccolti in
                volume e pubblicati col titolo Aspetti dell’economia siciliana nell’Otto-
                cento e successivamente, nel 1980, ristampati con aggiunte e modifi-
                che nel volume Politica ed economia nella Sicilia dell’Ottocento, edito da
                Sellerio, in cui Giuffrida riunì contributi che trattano delle più impor-
                tanti manifatture dell’isola e del ruolo degli imprenditori, stranieri e
                siciliani, tra il 1821 e l’inizio degli anni Quaranta, come pure della
                costruzione della rete ferroviaria nei primi decenni dopo l’unificazione.
                Ed è proprio grazie a queste raccolte che Giuffrida sarà noto al grande
                pubblico come storico dell’economia siciliana.
                   Ma ritorniamo al 1970, quando già egli aveva al suo attivo nume-
                rose pubblicazioni di storia economica. Sollecitato da Trasselli, pre-
                sentò la domanda per il conseguimento della libera docenza, che gli fu
                conferita all’unanimità l’anno appresso. Da allora egli non sarà più il
                dottor Giuffrida ma il professore Giuffrida, anche perché contempora-
                neamente giungeva la chiamata da parte della Facoltà di Lettere e Fi-
                losofia per l’insegnamento di Archivistica. Anche se nello stesso 1971,
                in seguito al pensionamento del professore Trasselli, egli otteneva la
                nomina di Soprintendente Archivistico per la Sicilia, carica mantenuta
                sino al suo pensionamento nel 1984, la professione di docente univer-
                sitario era quella che più gratificava il nostro Romualdo. Ninni mi di-
                ceva, e anch’io ne ero convinto, che quando lui, Ninni, superò la valu-
                tazione comparativa come associato di storia moderna, il padre ne fu
                felicissimo, assai più di quando Ninni ebbe la nomina di segretario
                dell’Assemblea Regionale, carica che − come è evidente − dà al suo
                detentore un potere che nessun docente universitario si sogna mai di
                poter conseguire. Questo per dire che Romualdo non mirava tanto al
                potere, quanto alla considerazione pubblica.
                   Negli anni immediatamente successivi al conseguimento della li-
                bera docenza, l’attività scientifica di Giuffrida si fece travolgente. Già





                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Dicembre 2021
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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