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Ricordando Carmelo Trasselli                                     217


                    ha avuto anche in periodi in cui si tende a vederla respinta sempre più
                    ai margini della storia europea e anzi della grande storia senz’altro.
                    Anche sul terreno della storia politica Trasselli sostiene che vi furono
                    momenti in cui le vicende isolane ebbero effetti determinanti sull’an-
                    damento della storia mondiale, come accadde ad esempio quando la
                    posizione assunta da Messina fu decisiva per il destino dei domini ara-
                    gonesi di Carlo V. Ma nell’insieme il giudizio dell’autore sui regimi suc-
                    cedutisi nell’isola ha un accento nettamente negativo, che si tratti dei
                    re normanni o di quelli aragonesi, di Federico II o di Alfonso il Magna-
                    nimo o di Ferdinando il Cattolico. E, al di là della storia politica, tutto
                    ciò che Trasselli ci insegna, ed è molto, sulla vicenda civile e sociale
                    della isola, piuttosto che negare conferma l’impressione che nei secoli
                    e nei millenni la Sicilia sia stata uno dei paesi peggio governati e più
                    infelici .del mondo. Accenti del genere non sono rari, d’altronde, nella
                    storiografia siciliana: dove più di una volta accade di cogliere, sotto
                    l’abito erudito e la disciplina intellettuale, quel senso tragico della vita
                    che è tanta parte della cultura isolana, anche nelle sue più alte mani-
                    festazioni letterarie.
                       Un aspetto capitale di questa tematica è la questione del mancato
                    sviluppo delle oligarchie cittadine, di origine rurale o mercantile, che
                    si registrano in vari centri dell’isola, nel senso di una civiltà urbana e
                    «borghese» analoga a quella dell’Italia comunale. Giustamente Tras-
                    selli  si  dichiara  insoddisfatto  delle  spiegazioni  che  hanno  avuto  e
                    hanno tuttora più corso: dal dominio spagnolo alla prepotenza feudale,
                    alla posizione marginale rispetto all’Europa; e si augura che risposte
                    più convincenti vengano da una analisi più approfondita della storia
                    siciliana dal XVI al XVIII secolo, di cui finora si sono avuti solo scarsi
                    esempi, anche se in più casi di notevole livello. Ma ogni ricerca e ogni
                    analisi deve muovere da plausibili ipotesi di lavoro: e una ipotesi forse
                    meritevole  di  considerazione  è  quella  che  colloca  al  centro  del  pro-
                    blema il mancato sviluppo di una borghesia agraria imprenditrice. I
                    «gabelloti» siciliani non riuscirono mai, in quei secoli, ad effettuare su
                    larga scala il trapasso dall’affitto speculativo e intermediario all’im-
                    presa agraria capitalistica. Studi recenti di Orazio Cancila indicano
                    nella scarsa incidenza della rendita fondiaria e nella debole forza con-
                    trattuale  dei  «borghesi»  e  contadini  la  ragione  capitale  della  conve-
                    nienza, per i fittuari intermediari, a non rischiare il passaggio al più
                    redditizio ma più rischioso affitto capitalistico.
                       Nella mancata evoluzione delle campagne verso l’economia mone-
                    taria e dunque nella assenza di un mercato di consumo di vaste pro-
                    porzioni si troverebbero poi le ragioni delle insuperabili difficoltà con-
                    tro le quali si infransero gran parte delle iniziative manifatturiere. Ipo-
                    tesi e impostazioni tutte da vagliare: ma a porre questi e altri problemi




                                                 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Aprile 2022
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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