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                sulla testa di Arafat pendesse un mandato di cattura per un’indagine
                su traffici d’armi (su cui si dirà in seguito), il leader palestinese fu
                ricevuto a palazzo Chigi, incontrò le più alte cariche dello stato e fu
                ospite alla scuola politica comunista delle Frattocchie .
                                                                    39
                   Mentre il governo Craxi si prodigava in sforzi di mediazione soste-
                nendo la leadership di Arafat, il Pci inviava missioni al nuovo quartier
                generale dell’Olp a Tunisi, dialogava con i laburisti israeliani e spro-
                nava Gorbachev a impegnarsi maggiormente per un accordo politico .
                                                                                  40
                Allo scoppio della prima Intifada a Gaza, nel dicembre del 1987, il go-
                verno italiano fu ancora una volta molto duro con Israele e accondi-
                scendente con i palestinesi: «probabilmente avrei tirato i sassi anch’io»
                arrivò a dire il ministro degli Esteri Andreotti, riferendosi al lancio di
                pietre della guerriglia palestinese. Quando, nel novembre del 1988, il
                Consiglio  nazionale  palestinese  proclamò  la  fondazione  dello  stato
                della Palestina, le reazioni dei rappresentanti delle istituzioni italiane
                furono prevedibilmente di elogio. Sempre nel 1988, all’indomani dello
                storico discorso all’Onu a Ginevra, Arafat scelse l’Italia come prima
                tappa del suo tour diplomatico, venendo accolto come un capo di stato.
                L’incantesimo si sarebbe spezzato a partire dal fatidico 1989, a causa
                della scelta dell’Olp di schierarsi fieramente al fianco di Saddam Hus-
                sein nella guerra del Golfo, ma anche in ragione della crisi internazio-
                nale dei comunismi e dell’imminente crollo della Prima repubblica .
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                Un ecosistema radicale accogliente

                   Tornando agli anni ’60 e ’70, l’opinione pubblica guardava con cre-
                scente comprensione e solidarietà alla causa dei «dannati della terra»
                e,  giocoforza,  alla  causa  dei  palestinesi,  sempre  più  percepiti  come
                ‘dannati senza terra’. L’ondata di simpatia per la causa palestinese fu
                strettamente connessa alla diffusione in Italia dei movimenti della si-
                nistra radicale, a partire dal Sessantotto. L’infatuazione e la mobilita-
                zione a sostegno di questo popolo vittimizzato e glorificato sono ben
                note, ma debbono essere qui ricordate almeno per sommi capi poiché
                offrirono un ecosistema protettivo e invitante per la diaspora palesti-
                nese . Nel giro di un paio d’anni, tra il 1968 e il 1970, la «lotta di
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                liberazione nazionale» del popolo palestinese entrò infatti nel pantheon


                   39  A. La Volpe, Diario segreto cit., pp. 105-107.
                   40  M. Gerlini, Il caso «Achille Lauro» e le sue conseguenze, in E. di Nolfo (a cura di),
                La politica estera italiana negli anni ottanta, Marsilio, Venezia, 2007, pp. 99-114.
                   41  A. Rubbi, Con Arafat in Palestina cit., pp. 152-196.
                   42  Cfr. A. Marzano, Il «mito» della Palestina nell’immaginario della sinistra extraparla-
                mentare italiana degli anni settanta, «Italia contemporanea», n. 280 (2016), pp. 15-39.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Aprile 2022
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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