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Studenti senza terra: la diaspora palestinese in Italia, tra solidarietà, politica...   85


                    fronti degli ebrei rappresentasse un terreno d’intesa, per quanto incon-
                    fessabile . Dall’altra è certo che i rappresentanti pubblici dei palesti-
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                    nesi in Italia insistettero ripetutamente sulla distinzione tra antisioni-
                    smo, considerato legittimo e necessario, e antisemitismo, ritenuto inac-
                    cettabile poiché figlio di ideologie reazionarie e razziste .
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                       A ogni modo, le relazioni tra Palestina e radicalismo politico italiano
                    nel corso degli anni ’70 si intrecciarono e si consolidarono, creando un
                    binomio eccezionale di comprensione, familiarità e solidarietà che in
                    altri paesi d’Europa – privi del tessuto militante italiano – fu decisa-
                    mente più debole .
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                    Il genius loci italiano e l’integrazione

                       L’atmosfera di sostegno e la struttura delle opportunità politiche fu-
                    rono certo indispensabili per favorire l’insediamento dei palestinesi in
                    Italia. Tuttavia, vi furono anche contesti e persone che resero l’integra-
                    zione più naturale. Come accennato, Perugia fu per molti studenti il
                    primo approdo e un prologo dell’Italia. La presenza fissa di alcuni arabi
                    rendeva più dolce la transizione: compagni di scuola, lontani parenti e
                    conoscenti assicuravano una stanza e un piatto caldo per i neo-arrivati.
                    Anche i perugini, stando alle testimonianze, dimostrarono spirito di ac-
                    coglienza e atteggiamenti inclusivi: abituati agli studenti stranieri, sono
                    ricordati come cordiali se non addirittura affettuosi . L’Umbria, del re-
                                                                     65
                    sto, era «regione rossa», quindi anche il clima politico era favorevole,
                    specifica qualcuno. Nessuno, invece, rammenta esperienze di razzismo
                    o intolleranza. Al contrario, Perugia è descritta come «un laboratorio
                    molto interessante, bellissimo». «Molti di noi uscivano dalla regione pa-
                    lestinese per la prima volta», ricorda Fawzi. «Venivamo catapultati nel
                    mondo intero senza accorgerci. C’erano tutti gli arabi, dai libanesi ai
                    siriani agli iracheni. C’erano poi iraniani, greci, africani, europei e gente
                    dall’America Latina». Ciò portava all’esplosione di contraddizioni politi-
                    che, ma anche a un cosmopolitismo esaltante .
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                       62  Si veda, per esempio, A. Marzano, G. Schwarz, Attentato alla sinagoga cit., pp. 86-92.
                       63  Cfr., tra gli altri, Wael Zuaiter, Testamento di un militante palestinese, «l’Espresso»,
                    A. 18, n. 43, 22 ottobre 1972, p. 2; Federazione dei Sindacati Palestinesi, Resistenza
                    palestinese. Breve storia della questione palestinese dalle sue origini. Memorandum pre-
                    sentato dalla Federazione dei Sindacati Palestinesi al congresso della Federazione Mon-
                    diale Sindacati di Sofia, 15 giugno 1977, Grafiche Micheloni, s.l., 1977.
                       64  A. Lonni, Immigrati cit., p. 61. Ciò pare confermato da A. Saleh, int. 22 aprile 2021
                    e F. Ismail, int. 28 marzo 2021.
                       65  Cfr. K. Tamimi, int. 5 aprile 2021 e A. Daas, int. 16 aprile 2021.
                       66  F. Ismail, int. 28 marzo 2021.


                                                 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Aprile 2022
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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