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                   Anche  l’Italia  di  allora  viene  descritta  con  toni  positivi.  Certo,  il
                paese negli anni ’70 apparve ad alcuni ancora inaspettatamente «pro-
                vinciale» e insulare, con poco interesse per le culture straniere e gra-
                vato  da  legami  famigliari  vincolanti.  Ma  la  gente  era  «fantastica»  e
                «molto umana» . I compagni d’università erano prodighi d’inviti, apri-
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                vano le loro case e aiutavano a scoprire lo stile di vita italiano. Il «calore
                umano» segnalava la comune ascendenza mediterranea e rendeva l’in-
                tegrazione naturale . «Era tutto un amore. Rimpiango quei giorni»,
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                spiega Abed che studiò medicina a Firenze a partire dal 1986. «L’ami-
                cizia nasceva spontanea, nella strada. I passanti mostravano curiosità
                e gentilezza». La città, aggiunge, è stata come una «calamita». Piccola,
                tranquilla, «con una storia antica e magnifica», Firenze sarebbe diven-
                tata la sua casa. «Le vie strette di Firenze mi portavano indietro ideal-
                mente alle vecchie strade di Gerusalemme», ricorda Abed .
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                   A questo proposito, è interessante notare come «il rapporto fortemente
                emozionale» e sublimato con la propria terra d’origine – tipico di molte
                diaspore – si ritrovi pienamente nelle testimonianze dei palestinesi, le
                quali tendono a rintracciare topoi della propria identità nel contesto ita-
                liano . Lo stesso Abed, racconta che le colline della Calabria sono un
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                altro luogo del cuore per lui: «quando ci passo mi vengono ancora i brividi.
                Mi riportano agli ulivi della Palestina. Mi vengono gli occhi lucidi. Poi amo
                anche Assisi, che è una città piccolissima, che mi porta indietro a Bet-
                lemme». Ahmad cita invece la Sicilia con «le sue alture, i suoi agrumi, le
                sue verdure, il fico d’india, il fico, le mandorle e anche i dolci»: tutte visioni
                e profumi che rimandano all’altra riva del Mediterraneo. Quanto ad abi-
                tudini, Ahmad dice di essersi trovato a proprio agio soprattutto in Puglia,
                dove «la gente sta insieme in strada, con le sedie, il caffè e le chiacchiere
                in comune» . Anche Bassam fa riferimento ai «paesini siciliani o calabri,
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                dove sembra di stare nel mondo arabo» . La campagna della Barbagia in
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                Sardegna è invece sempre stata il luogo ideale di Fawzi, che si trasferì a
                Cagliari per studiare medicina nel 1980 e lì ha messo radici. La Sardegna
                «è un pezzo di paradiso», dice, precisando che gli ulivi e gli aranceti gli
                ricordano costantemente la Palestina .
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                   Il genius loci italiano – sostanziato da un contesto politico favorevole
                e  da  un  ambiente  umano  e  geografico  accogliente  –  era  tuttavia


                   67  K. Tamimi, int. 5 aprile 2021.
                   68  B. Saleh, int. 11 maggio 2021.
                   69  A. Daas, int. 16 aprile 2021.
                   70  Sul tema del rapporto con la terra, si veda H.L. Schulz, The Palestinian Diaspora
                cit., pp. 99-102.
                   71  A. Saleh, int. 22 aprile 2021.
                   72  B. Saleh, int. 11 maggio 2021.
                   73  F. Ismail, int. 28 marzo 2021.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Aprile 2022
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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