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684 Laura Sciascia
quindici metri . Sul sarcofago, attorno al sovrano, è rappresentata
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tutta la sua famiglia: le due mogli, Violante e Sancia di Maiorca, i figli,
la nuora, le nipoti. Violante è seduta alla sinistra del marito, con un
cagnolino in grembo, indossa un abito dalle larghe maniche, secondo
la moda, ed ha in capo una calotta completata da una corona a fascia,
ben diversa dalla corona regale, alta e merlata, che porta la seconda
moglie di Roberto, sua cugina Sancia di Maiorca, incoronata insieme
al marito, che portava anche scettro e globo. Il viso è giovane, tondo,
fresco, in contrasto con l’espressione severa di Sancia: anche se non
si tratta certo di un ritratto (la tomba fu costruita più di quarant’anni
dopo la sua morte) l’immagine è quella, vagamente maliconica, di una
dolce giovane donna. Alle sue spalle, i gigli di Francia uniti ai pali ara-
gonesi: non c’è traccia, ovviamente, delle aquile siciliane. Accanto a
lei, il maggiore dei suoi figli, Carlo, duca di Calabria, morto a trent’anni
come la madre. Dalla parte opposta Giovanna, regina dopo la morte
del nonno, con la corona merlata come quella di Sancia, il globo e lo
scettro. Nella mappa dinastica raffigurata sul sarcofago, se Sancia è
una regina madre senza figli, Violante è la regina madre senza corona
della dinastia napoletana.
L’itinerario della migrazione di Violante si svolge in un ambito geogra-
fico ed umano che non ha nulla di estraneo ed esotico: dalla Catalogna
alla Sicilia, dalla Sicilia a Napoli, di nuovo in Sicilia, fino, da morta, a
Marsiglia, tra parenti più o meno stretti e in un ambiente culturalmente
abbastanza omogeneo; ma questo raccolto periplo in prima linea sull’in-
valicabile frontiera dell’odio, tra feroci combattimenti e durissimi conflitti
è stato ben più logorante di altri più avventurosi itinerari.
5. Nel Regno di Trinacria: Costanza, Elisabetta, Caterina, Isabella,
Eleonora
Il trattato di Caltabellotta aveva sancito la separazione dell’isola di
Sicilia dalla parte continentale del Regno e la sua autonomia; Federico
d’Aragona manteneva l’isola a vita, rinunciando al titolo di re di Sicilia
per assumere quello di re di Trinacria. Il Regno insulare sopravviveva,
assediato dai suoi nemici storici, trasformato, come il suo re per opera
di Dante, in una nota in margine alla storia.
46 Il monumento è stato gravemente danneggiato dai bombardamenti del 1943. Per
tutte le notizie sulla tomba di Roberto d’Angiò debbo ringraziare vivamente Paola Vitolo,
amica carissima e sempre disponibile.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Dicembre 2022
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)