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                quindici metri . Sul sarcofago, attorno al sovrano, è rappresentata
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                tutta la sua famiglia: le due mogli, Violante e Sancia di Maiorca, i figli,
                la nuora, le nipoti. Violante è seduta alla sinistra del marito, con un
                cagnolino in grembo, indossa un abito dalle larghe maniche, secondo
                la moda, ed ha in capo una calotta completata da una corona a fascia,
                ben diversa dalla corona regale, alta e merlata, che porta la seconda
                moglie di Roberto, sua cugina Sancia di Maiorca, incoronata insieme
                al marito, che portava anche scettro e globo. Il viso è giovane, tondo,
                fresco, in contrasto con l’espressione severa di Sancia: anche se non
                si tratta certo di un ritratto (la tomba fu costruita più di quarant’anni
                dopo la sua morte) l’immagine è quella, vagamente maliconica, di una
                dolce giovane donna. Alle sue spalle, i gigli di Francia uniti ai pali ara-
                gonesi: non c’è traccia, ovviamente, delle aquile siciliane. Accanto a
                lei, il maggiore dei suoi figli, Carlo, duca di Calabria, morto a trent’anni
                come la madre. Dalla parte opposta Giovanna, regina dopo la morte
                del nonno, con la corona merlata come quella di Sancia, il globo e lo
                scettro. Nella mappa dinastica raffigurata sul sarcofago, se Sancia è
                una regina madre senza figli, Violante è la regina madre senza corona
                della dinastia napoletana.
                   L’itinerario della migrazione di Violante si svolge in un ambito geogra-
                fico ed umano che non ha nulla di estraneo ed esotico: dalla Catalogna
                alla Sicilia, dalla Sicilia a Napoli, di nuovo in Sicilia, fino, da morta, a
                Marsiglia, tra parenti più o meno stretti e in un ambiente culturalmente
                abbastanza omogeneo; ma questo raccolto periplo in prima linea sull’in-
                valicabile frontiera dell’odio, tra feroci combattimenti e durissimi conflitti
                è stato ben più logorante di altri più avventurosi itinerari.


                5. Nel Regno di Trinacria: Costanza, Elisabetta, Caterina, Isabella,
                   Eleonora

                   Il trattato di Caltabellotta aveva sancito la separazione dell’isola di
                Sicilia dalla parte continentale del Regno e la sua autonomia; Federico
                d’Aragona manteneva l’isola a vita, rinunciando al titolo di re di Sicilia
                per assumere quello di re di Trinacria. Il Regno insulare sopravviveva,
                assediato dai suoi nemici storici, trasformato, come il suo re per opera
                di Dante, in una nota in margine alla storia.


                   46  Il monumento è stato gravemente danneggiato dai bombardamenti del 1943. Per
                tutte le notizie sulla tomba di Roberto d’Angiò debbo ringraziare vivamente Paola Vitolo,
                amica carissima e sempre disponibile.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Dicembre 2022
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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