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Sulle tracce delle principesse migranti. Un dossier siciliano 687
Costanza è clare virtutum graciis et comendandis moribus insignitam,
et in annis iuvenilibus constitutam, de qua tenetur indubie et firmissi-
mum creditur sue virginitatis florem habere intactum . E lo confermerà,
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giurandolo, la stessa Costanza, quasi vent’anni dopo, nel chiedere la
dispensa per il terzo matrimonio con un nipote di Enrico: carnalis cop-
pula inter eam et Henricum minime subsecuta non exitit: regina iura-
mento asserit ut virgo intacta permansit, et sponsa incognita .
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Enrico morì improvvisamente sette anni dopo le nozze, il 30 marzo
1324. La Cronica d’Amadi riporta dettagliatamente le circostanze della
sua morte, che ricordano l’inizio del Prigioniero di Zenda: il re, recatosi
a Strovilos, nei pressi di Nicosia, sperando di liberarsi da un’inspiega-
bile «oppression di cuore» andando a caccia col falcone, accompagnato
da tre prelati e da altri cavalieri, era andato a fare una passeggiata
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nei campi, informandosi delle colture, e si era intrattenuto con i com-
pagni fino a mezzanotte, poi aveva chiesto la notturna tazza di vino, e
che gli si preparasse il letto. I compagni se ne erano tornati in città, il
re aveva dato disposizioni per la caccia dell’indomani e detto le ora-
zioni: ma la mattina dopo, all’alba, quando un francescano, Giovanni
Coco, era andato a svegliarlo con il suo bruetto lo aveva trovato morto.
Si suppose che fosse stato soffocato da una crisi del suo male, e furono
organizzate subito le solenni esequie, nella chiesa dei Templari di Ni-
cosia. Fu seppellito nella chiesa dei Francescani, accanto all’altare: si
concludeva così il lungo e tormentato regno di questo re di «santa vita
e onesta conversazione» . La condizione di regina vedova senza figli
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non era certo invidiabile, e Costanza, nel comunicare la morte del ma-
rito, chiese aiuto e sostegno a suo zio Giacomo, che le assicurò che
avrebbe inviato suoi emissari al nuovo re per raccomandargli di
52 S. Cingolani, J. Colomer Casamitjana, El matrimoni entre l’infant Pere d’Aragó i
Joana de Fox-Bearn. Política europea i impacte local, in corso di stampa. Ringrazio viva-
mente Stefano Cingolani per la lettura in anteprima del suo testo.
53 W. Rudt de Collenberg, Les dispenses matrimoniales accordées à l’Orient Latin cit.,
p. 90, nota 47.
54 I prelati erano Giovanni, vescovo di Nicosia, cioè il domenicano Giovanni da Ponte,
Baldovino vescovo di Famagosta, definito magister, Americo, francescano (Chamerin),
vescovo di Pafo, R. de Mas Latrie (a cura di), Chroniques d’Amadi cit., pp. 403 sg. Per
Giovanni da Ponte, v. G.F. Loredan, Historie de’ re Lusignani. Publicate da Henrico Giblet
caualier, Venezia 1651, l.V, p. 301. Il bruetto penso che sia il brodetto: voce in TLIO,
Tesoro della lingua italiana delle origini, http://tlio.ovi.cnr.it/: «togli tuorla d’uova e spe-
tie e çafferano stenperato, e sugo d’aranci <e di speçie> o d’agresto, e del brodo de’
capponi: e di queste cose fae un buono brodetto, e mettilo a bollire...»
55 R. de Mas Latrie (a cura di), Chroniques d’Amadi cit. p. 403 s., G.F. Loredan,
Historie de’ re Lusignani cit., l. V, pp. 301 sg.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Dicembre 2022
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)