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Sulle tracce delle principesse migranti. Un dossier siciliano 685
In base al trattato Federico III aveva sposato Eleonora, figlia di
Carlo II d’Angiò: un matrimonio che non servirà a garantire la pace e
neppure a favorirla, ma che, nonostante l’iniziale istintiva riluttanza
della sposa nei confronti dello sposo, si rivelerà lungo, fecondo e, per
quel che si può sapere, felice.
Federico ed Eleonora ebbero cinque figli maschi e quattro figlie, ma
l’isolamento del Regno di Trinacria rendeva difficili le trattative matri-
moniali. La primogenita Costanza, nata nel 1304, dopo aver rifiutato
la proposta di matrimonio di un fratello del re di Castiglia, Filippo,
sgradita a suo zio, Giacomo II d’Aragona, sposa, nel 1317, Enrico di
Lusignano, re di Cipro e di Gerusalemme: un matrimonio che rien-
trava pienamente negli interessi economici della Corona d’Aragona, in
margine al matrimonio, più o meno contemporaneo, di Giacomo II con
la maggiore delle sorelle di Enrico di Lusignano, Maria .
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Bollato da Dante in una memorabile invettiva contro tutti i sovrani
del suo tempo come la «bestia» che faceva piangere Nicosia e Famago-
sta, ma riabilitato da Boccaccio nella nona novella della prima giornata
del Decameron, in cui il re di Cipro si scuote dal suo torpore in seguito
al pungente rimprovero di una donna violentata e diventa rigidissimo
persecutore … di ciascuno che contro all’onore della sua corona alcuna
cosa commettesse da indi innanzi , Enrico, epilettico fin dalla nascita
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e pienamente consapevole della sua fragilità fisica, si era sempre rifiu-
tato di sposarsi, ma si era arreso di fronte alla proposta degli amba-
sciatori inviati da Federico III, probabilmente nell’intento di rafforzare
la presenza occidentale nell’isola. La futura sposa aveva tredici anni,
lo sposo quasi cinquanta.
A prendere la sposa si recarono in Sicilia Bartolomeo de Montolif (o
Montoliu), alto personaggio della corte cipriota, il vescovo di Limassol
e due frati francescani . Costanza, che aveva lasciato la Sicilia a
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47 S. Fodale, Costanza d’Aragona, regina di Cipro e Gerusalemme, poi d’Armenia, in
Dizionario Biografico degli Italiani, Istituto della Enciclopedia Treaccani, Roma, 1984,
vol. 30.
48 Paradiso XIX 145-148: «E creder de ’ciascun che già, per arra/di questo, Niccosïa
e Famagosta/per la lor bestia si lamenti e garra,/che dal fianco de l’altre non si scosta».
Decameron, I, 9: «egli era di sí rimessa vita e da sí poco bene, che, non che egli l’altrui
onte con giustizia vendicasse, anzi infinite con vituperevole viltá a lui fattene sosteneva,
intanto che chiunque aveva cruccio alcuno, quello col fargli alcuna onta o vergogna
sfogava». L’immagine negativa di Enrico, sovrano debole e inetto, dovuta soprattutto alla
gravissima perdita di S. Giovanni d’Acri, sarebbe anche frutto della propaganda del fra-
tello Amalrico, che in seguito a un colpo di stato si era impadronito del potere per quat-
tro anni.
49 I Montolif, «entre les familles qui ont tenu les premières dignitéz au royaume de
Chypre», presenti a Cipro e in Terrasanta dal 1144, erano di origine provenzale: C.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Dicembre 2022
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)