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Ferrante d’Aragona: un figlio naturale per il trono di Napoli 713
l’approvazione del baronaggio alla decisione di designare il figlio natu-
rale Ferrante come successore al Regno di Napoli, che alla sua morte
sarebbe quindi divenuto uno Stato indipendente, dal momento che –
come si è osservato – a subentrargli nei Regni paterni ereditari sarebbe
stato il fratello Giovanni. Il Parlamento accolse la proposta del so-
vrano, che conferì pertanto al figlio, già insignito della carica di luogo-
tenente generale, anche quella di duca di Calabria, che tradizional-
mente ricopriva l’erede al trono. Nel corso dell’assise, svoltasi in un
clima di cordialità, «la corona e i baroni si mostrarono animati da spi-
rito di reciproche concessioni, per cui, se questi ottenevano di pagare
al fisco un ducato annuo per ogni famiglia o “fuoco” esistente nei ri-
spettivi feudi, quella, per conto suo, accordava loro di esigere in
quest’ultimi le “collette” che le erano dovute» .
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A causa della guerra ancora in corso e dell’inclemenza del tempo,
al Parlamento di Benevento non erano però potuti intervenire parecchi
baroni né i rappresentanti della città di Napoli. Al fine di ratificare con
una partecipazione più ampia le decisioni già prese, si stabilì quindi
di convocarlo nuovamente nella capitale subito dopo la sua conquista.
Oltre ad accettare la designazione a erede di Ferrante, decisione che
rafforzò notevolmente la sua posizione tanto nei confronti di Renato
d’Angiò come del papa Eugenio IV, nel Parlamento di Benevento si era
discusso anche di questioni fiscali per l’esigenza di Alfonso di trovare
nuove fonti di entrata nella fase decisiva della guerra. Per le spese mi-
litari il sovrano chiese altri 100.000 fiorini alle Corti aragonesi, che,
riunitesi il 31 marzo ad Alcaňiz a causa della peste che aveva colpito
Saragozza, nell’ottobre 1441 gliene avrebbero concessi 55.000, a cui
andavano aggiunti 20.000 fiorini per l’acquisto delle città di Borja e
Magallon, vendute dagli esecutori testamentari della regina Violante e
unite alla Corona per la loro importante posizione strategica, ai confini
con la Castiglia. I rappresentanti dei Bracci per giustificare la mancata
corresponsione dell’intera somma richiesta ricordarono ad Alfonso che
a partire dalla Corti generali di Teruel gli avevano complessivamente
versato un importo di ben 495.000 fiorini .
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Il duca d’Angiò continuava però con il favore della popolazione a
difendere valorosamente Napoli, dove, per lo stretto assedio che osta-
colava l’attracco delle navi genovesi che vi dovevano trasportare i ri-
fornimenti, erano sempre più scarse le provviste. Malgrado gli stenti
patiti, la città non intendeva arrendersi ad Alfonso, che allora riuscì a
conquistarla mediante il ricorso a uno stratagemma enfatizzato poi
dagli umanisti della sua corte. Il re fu infatti messo al corrente che nel
40 E. Pontieri, Per la storia del Regno di Ferrante I cit., pp. 52-53.
41 G. Zurita, Anales de la Corona de Aragón cit., Libro XV, cap. 8, ff. 271r-272r.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Dicembre 2022
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)