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718 Giuseppe Caridi
locale, convocò il Parlamento generale, istituzione tipica degli Stati
feudali e che era perciò in vigore anche nel Regno di Napoli. A diffe-
renza delle Corti degli Stati della Corona d’Aragona, che comprende-
vano tre Bracci (e l’Aragona addirittura quattro) il Parlamento napole-
tano era però composto dai soli rappresentanti del baronaggio e delle
comunità demaniali poiché il clero, in quanto esentato dalle imposi-
zioni fiscali, non aveva diritto di rappresentanza. Dal momento che le
terre demaniali erano una minoranza, era tuttavia in genere il braccio
feudale o militare a svolgere nel Parlamento un ruolo nettamente pre-
minente. Nel Regno di Napoli tradizionalmente però il Parlamento ge-
nerale «non aveva un peso politico paragonabile a quello delle Corts
aragonesi e catalane e di altre assemblee di stato europee. Baroni e
sindaci delle città demaniali […] non ebbero mai, come corpi politici,
una funzione “costituzionale”, né nel parlamento, come bracci o sta-
ments dello stesso, né al di fuori di esso». Le notizie lacunose e fram-
mentarie di quelle assemblee, pervenute peraltro per lo più da fonti
indirette – diversamente dai ponderosi verbali delle Corti degli Stati
iberici conservati negli archivi – sono del resto indicative della pecu-
liarità dell’istituto napoletano . Riunitosi prima della seduta di Bene-
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vento per l’ultima volta nel 1394, esso non era infatti soggetto a norme
ben definite per quanto riguardava i termini di convocazione, il luogo
della riunione e la stessa composizione dell’assemblea e soprattutto
non era in grado di esercitare «un’opera di limitazione costituzionale»
dell’autorità regia . Altra caratteristica del Parlamento generale del
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Regno di Napoli, che sarebbe durata per tutto il periodo aragonese –
nel corso del quale si ha notizia di solo poche sporadiche riunioni –
era poi la scarsa o addirittura nulla partecipazione dei rappresentanti
delle città demaniali e il ruolo predominante giocato perciò sempre
dalla feudalità.
Alla convocazione del Parlamento generale, Alfonso aveva già prov-
veduto il 31 dicembre 1440 con dispaccio emanato a Barletta e diretto
al segretario Giovanni Olzina con cui ordinava che il consesso si riu-
nisse a Benevento il 31 gennaio dell’anno seguente e vi partecipassero
«gli illustri Principi, Duchi e Marchesi e gli spettabili e magnifici conti
e gli altri magnati baroni feudatari del Regno» . Alla riunione, a cui
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54 F. Senatore, Parlamento e luogotenenza generale. Il Regno di Napoli nella Corona
d’Aragona, in La Corona de Aragón en el centro de su istoria, 1208-1458, Gobierno de
Aragón, Zaragoza 2008, pp. 436-444.
55 E. Besta, Il diritto pubblico nell’Italia meridionale dai Normanni agli Aragonesi, CE-
DAM, Padova 1929, pp. 29-30.
56 E. Pontieri, Alfonso il Magnanimo re di Napoli cit., p. 70. Alla prima seduta a Be-
nevento furono presenti 35 baroni, cfr. A. Gimenèz Soler, Itinerario del rey don Alfonso
V cit., pp. 200-201.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Dicembre 2022
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)