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Ferrante d’Aragona: un figlio naturale per il trono di Napoli 717
Il corteo regio percorse quindi tutti i Seggi della capitale riccamente
addobbati, lungo strade ricoperte di fiori e tra ali di folla acclamante .
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Del suo ingresso trionfale a Napoli, il re volle poi lasciare una traccia
duratura mediante un altorilievo fatto scolpire al di sopra del portone
di accesso a Castel Nuovo, in cui la figura di Ferrante spiccava insieme
con quella del padre .
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Con l’ascesa di Alfonso al trono di Napoli, che costituì una delle
«maggiori imprese politiche nell’Italia del Quattrocento, tramontava la
monarchia angioina, la cui fondamentale funzione storica era stata
quella di assicurare al Regno la nascita e la dignità di nazione» . Come
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negli altri Stati della Corona d’Aragona, a cui veniva adesso ad aggiun-
gersi, Alfonso si apprestava quindi a regnare anche a Napoli, dopo
avere tanto a lungo combattuto per la sua conquista, dando «subito
un rilievo del tutto nuovo alla posizione e al ruolo del Regno nella po-
litica italiana e mediterranea» .
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Conclusi i festeggiamenti seguiti all’ingresso solenne nella capitale,
Alfonso si apprestò ad adottare i provvedimenti necessari al governo
del nuovo Regno, il cui possesso, conquistato attraverso una lunga e
dispendiosa guerra, bisognava adesso consolidare sia a livello locale
che internazionale. Il re aragonese doveva pertanto al più presto con-
seguire il duplice riconoscimento dei sudditi napoletani, e in partico-
lare del baronaggio, che ne era la classe dominante, i cui rappresen-
tanti erano tenuti al giuramento di fedeltà – iniziativa consueta agli
inizi del Regno di un nuovo sovrano, a maggior ragione trattandosi
degli esordi di una dinastia – e della Santa Sede, che sul trono di Na-
poli vantava, come è noto, il diritto di primazia feudale.
Sebbene baroni e comunità regnicoli – rileva Francesco Senatore –
avessero «da tempo e singolarmente prestato omaggio feudale al con-
quistatore», sembrò tuttavia opportuno ad Alfonso che tale consenso
fosse ufficializzato da un’assise, il cui scopo era comunque sia la rati-
fica della nomina di Ferrante a suo successore sia il riordinamento
dello Stato, che bisognava attuare dopo il turbolento conflitto di suc-
cessione. A tale fine il sovrano, muovendosi sulla scia della tradizione
50 A. Von Platen, Storia del Reame di Napoli cit., p. 180.
51 R. Filangieri, Castel Nuovo, Reggia angioina e aragonese in Napoli, L’Arte Tipogra-
fica, Napoli 1964, pp. 112-113. Nella scultura «il re siede maestoso sotto un baldac-
chino, su un carro tirato da quattro cavalli bianchi, preceduto da tubicini, lo seguono,
tre per ciascuna fila, i baroni del regno», cfr. E. Pontieri, Per la storia del Regno di Fer-
rante I cit., p. 47.
52 G. Brancaccio, Augusto von Platen e la storia del Reame di Napoli, in A. Von Platen,
Storia del Reame di Napoli cit., p. 39.
53 G. Galasso, Il Regno di Napoli cit., p. 587. L’ascesa al trono di Alfonso avveniva in
un contesto internazionale diverso «da quello dei due secoli precedenti, in cui aveva
agito su quel trono la dinastia degli Angiò».
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Dicembre 2022
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)