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Ferrante d’Aragona: un figlio naturale per il trono di Napoli    719


                    non erano stati invitati quindi i rappresentanti delle università dema-
                    niali, numerosi dei convocati non riuscirono però a intervenire. Per
                    tale motivo, ma anche per venire incontro alla richiesta dei rappresen-
                    tanti della città di Napoli, si decise – come già osservato – di convocare
                    nuovamente nella capitale il Parlamento generale, che si riunì nel con-
                    vento francescano di San Lorenzo, dove i lavori ebbero inizio il 28 feb-
                    braio 1443 e si conclusero il 9 marzo. La seduta inaugurale si tenne
                    in un salone, detto il Capitolo, dove Alfonso si assise sul trono posto
                    tra due banchi e ai suoi piedi sedette il figlio Ferrante. I posti nei ban-
                    chi erano occupati dai grandi ufficiali del Regno disposti secondo un
                    ordine gerarchico. Nel banco di destra sedevano Giovanni Antonio Or-
                    sini del Balzo, principe di Taranto, gran connestabile, Giovanni Anto-
                    nio Marzano, duca di Sessa, grande ammiraglio, e Onorato Gaetani,
                    conte di Fondi e di Morcone, logoteta e protonotario. Il banco di sini-
                    stra era occupato da Raimondo Orsini, principe di Salerno e conte di
                    Nola, gran giustiziere, Francesco d’Aquino, conte di Loreto e Satriano,
                    gran camerario, e Orso Orsini, gran cancelliere, ai cui piedi su uno
                    scabello era seduto Francesco Zurlo, conte di Nocera e di Montoro,
                    gran siniscalco. Nei posti più bassi vi erano tutti gli altri esponenti del
                    baronaggio, il cui elenco dettagliato è riportato nei Capitoli e Privilegi
                    della Città di Napoli, dove è inserito il verbale della riunione. Da esso
                    risulta che, come prima nel Parlamento convocato a Benevento, nean-
                    che in tale occasione furono presenti i rappresentanti delle università
                    demaniali «benché non sia da escludere che ci fosse un pubblico di
                    cittadini e cortigiani» , che in quel caso avrebbero comunque ovvia-
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                    mente svolto il ruolo di semplici spettatori. Nel suo discorso inaugu-
                    rale, Alfonso, come solitamente avveniva nei Parlamenti ispanici, in-
                    dicò i motivi che lo avevano indotto alla convocazione affermando che

                    il suo massimo volere e desiderio è che lo stesso regno sia mantenuto in pace,
                    e perciò intende dapprima operare affinché sia riformata la giustizia, ed essa
                    stessa (come è corretto e doveroso farsi) sia amministrata. In secondo luogo,
                    affinché il medesimo regno possa conservarsi in perpetua pace e volendo re-
                    spingere lontano qualunque nemico che eventualmente in qualsiasi modo ten-
                    tasse di invaderlo, sembra onesto che gli stessi convocati soccorrano la stessa
                    maestà con una sufficiente somma di denaro 58 .




                       57  Bsnsp, Capitoli Gratie & Privilegii concessi alla fedelissima Città di Napoli per li
                    serenissimi Re nostri passati, S.D.A. IX. 21; F. Senatore, Parlamento e luogotenenza ge-
                    nerale cit., p. 438.
                       58  Bsnsp, Capitoli Gratie & Privilegii cit., f. 3r. All’assemblea di Napoli parteciparono
                    96 baroni.


                                               Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Dicembre 2022
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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