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Nazioni e fazioni: la frammentazione della compagnia gesuitica nel Brasile coloniale 761
precedente rapporto informativo (Noticias e reparos sobre a Provincia
do Brasil) da lui inviato nel 1688 al preposito generale Tirso González .
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Andreoni, all'epoca, era uno dei maggiori protagonisti degli scontri
che stavano dilaniando la Provincia gesuitica brasiliana, dovuti a di-
vergenze sulla distribuzione dei maggiori incarichi all’interno dei vari
collegi, sulla gestione delle risorse e dei beni materiali di cui residenze
e missioni disponevano, sullo sfruttamento della forza lavoro indigena
e sul controllo degli "aldeamentos" locali . Nel quadro di una tale con-
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flittualità, sotto l’apparente veste descrittiva e il più scontato signifi-
cato statistico, documenti come quelli appena citati – elenchi dei ge-
suiti attivi in Brasile, così come dei padri provinciali e dei maestri dei
novizi succedutisi fin da metà Cinquecento, con il nome di ognuno, la
relativa origine geografica e l’età avuta al momento dell'ingresso nella
compagnia – potevano appunto presentare una funzione performativa,
tesa non tanto a illustrare o misurare la realtà circostante, quanto ad
intervenire con efficacia su di essa. Nello specifico, per mezzo di tali
documenti, si trattava anche di condizionare in qualche modo l’anda-
mento degli scontri in atto.
Erano scontri di tipo fazionario e raccontati come tali, che contri-
buirono a frammentare l’auspicata compattezza della Provincia gesui-
tica brasiliana, con ripercussioni concrete sulla configurazione terri-
toriale dell’attività missionaria e sulle relative dinamiche giurisdizio-
nali. Nella dialettica che ne inquadrò le vicende, elementi distintivi
come quelli della provenienza geografica (nascita e formazione) e
dell’appartenenza nazionale giocarono un ruolo significativo. Lo dimo-
stra anche il linguaggio usato, in quanto strumento di identificazione,
dagli attori in gioco, tra cui lo stesso Andreoni, ciò che di per sé costi-
tuiva – dal punto di vista «emico» – il riflesso di categorie concettuali
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assai diffuse tra i religiosi attivi nel Nuovo Mondo.
È quest’ultimo un aspetto da non sottovalutare, che evidenzia come
nessuna istituzione possa essere considerata alla stregua di un corpo
unitario e compatto, quasi fosse un blocco monolitico in grado di
5 Arsi, Brasiliae, n. 3(II), cc. 248r-251v; n. 5(II), cc. 91r-95v, 155rv.
6 Sugli “aldeamentos”, specifici insediamenti realizzati dai gesuiti dove raccogliere
e controllare gli indigeni da convertire, cfr. M. Massimi, Il potere e la croce. Colonizza-
zione e riduzioni dei gesuiti in Brasile, San Paolo, Cinisello Balsamo, 2008, pp. 52-74;
A. Tomassini, La fondazione religiosa di un impero coloniale. Manuel da Nóbrega (1517-
1570), Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, 2010, pp. 123-150. Dal loro modello
derivò la più nota esperienza delle "reducciones", su cui G. Imbruglia, L’invenzione
del Paraguay. Studio sull’idea di comunità tra Seicento e Settecento, Bibliopolis, Napoli,
1987, pp. 75-116.
7 Sull’approccio «emico» alla lettura delle fonti, cfr. S. Cerutti, Histoire pragmatique,
ou de la rencontre entre histoire sociale et histoire culturelle, «Tracés. Revue de Sciences
humaines», n. 15/2 (2008), pp. 147-168.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Dicembre 2022
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)