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                il torinese Alessandro Perier, il romano Pietro Antonio Natalini, il sici-
                liano Stefano Gandolfi e soprattutto il riminese Giorgio Benci. L’altro
                gruppo  era  invece  guidato  dall’anziano  gesuita  portoghese  António
                Vieira, celebre per la sua instancabile attività missionaria tra Europa
                e Brasile, nonché controverso propugnatore del mito messianico-mil-
                lenarista del Quinto Impero, che si sarebbe dovuto realizzare, a suo
                dire,  con  la  definitiva  affermazione  mondiale  della  Monarchia  di
                Lisbona, come da lui preconizzato in due grandiose opere escatologi-
                che, la Clavis prophetarum e la História do futuro .
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                   Andreoni e Vieira erano giunti insieme in Brasile nel 1681, allorché
                tra i due vi era ancora un legame molto stretto. Si erano conosciuti
                alcuni anni prima a Roma, dove Vieira era diventato una sorta di men-
                tore per Andreoni, a sua volta dimostratosi uno dei giovani più pro-
                mettenti del collegio dell'Urbe. In Brasile, però, i loro rapporti si erano
                col tempo deteriorati, soprattutto a seguito di una missione effettuata
                da Andreoni in Pernambuco nel 1689, dove Vieira, in qualità di visita-
                tore generale, lo aveva inviato per risolvere una vertenza giurisdizio-
                nale tra il vescovo di Olinda e il collegio gesuitico locale. Andreoni era
                riuscito  a  pacificare  il  contenzioso,  ma  senza  soddisfare  appieno  le
                aspettative di Vieira, che anzi gli imputò di aver operato «contro quanto
                ordinato»  da  lui,  come  ebbe  modo  di  scrivere  al  preposito  generale
                Tirso  González .  Preoccupante,  a  detta  di  Vieira,  era  soprattutto  il
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                fatto che Andreoni avesse cominciato ad agire «di sua propria autorità»
                e addirittura a «ribellarsi» alle disposizioni ricevute, anche in forza de-
                gli appoggi su cui poteva contare all’interno della Provincia brasiliana
                e in particolare nel «collegio massimo» di Salvador da Bahia, «avendo
                alla sua devozione o adorazione tutti gli italiani» .
                                                               15
                   In un contesto del genere, dunque, un documento come quello in-
                titolato Noticias e reparos sobre a Provincia do Brasil, con le informa-
                zioni in esso raccolte e elencate, agli occhi di Vieira e dei suoi sosteni-
                tori, compresi coloro che gravitavano attorno alla corte di Lisbona e
                alla Curia Generalizia di Roma, poteva nascondere pericolose finalità
                rivendicative sotto la più tradizionale veste contabile e statistica, in
                quanto strumentali alla difesa della specifica «nazionalità» missionaria
                dei gesuiti non portoghesi, fossero essi stranieri come appunto An-
                dreoni, oppure nativi del Brasile.




                   13  In ambito italiano, ci si limita a M. Caffiero, Pensare la storia del futuro. Millenari-
                smo, profezia, ritorni del passato in età moderna, «Rivista di Storia del Cristianesimo», n.
                1 (2015), pp. 109-126.
                   14  Arsi, Brasiliae, n. 3(II), c. 293rv.
                   15  Ibidem.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Dicembre 2022
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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