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Nazioni e fazioni: la frammentazione della compagnia gesuitica nel Brasile coloniale 765
Lo scontro tra alexandristas e vieiristas ebbe poi altre ragioni. Ad
esso contribuì, ad esempio, anche il diverso modo in cui i due gruppi
si approcciarono alla questione del trattamento da riservare a ebrei e
cristiani-nuovi. Era questo un tema per niente secondario, specie in
Brasile, dove molti cristiani-nuovi, e molti dei loro discendenti, erano
riusciti nel tempo ad affermarsi come facoltosi proprietari terrieri e
produttori agricoli, nonché come membri delle principali istituzioni lo-
cali (si pensi alla Camera municipale di Salvador da Bahia), inseren-
dosi nelle alte sfere della politica e dell’economia coloniale.
La spaccatura sulla questione ebraica ebbe chiaro riflesso nelle op-
poste posizioni di Andreoni e Vieira. Il primo condannò ogni forma di
cripto-giudaismo e usò parole di apprezzamento nei confronti dell’at-
tività portata avanti dall’Inquisizione portoghese contro i «cristiani
finti» e i molti «ciechi» nella fede . Inoltre, in modo significativo, si ci-
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mentò nella traduzione in portoghese di un trattato di conversione ri-
volto agli ebrei, La sinagoga disingannata, pubblicato nel 1694 in Italia
dal gesuita, anch'egli toscano, Giovanni Pietro Pinamonti . Dal canto
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suo, Vieira, che aveva origini ebraiche per lato materno e che con l’In-
quisizione lusitana ebbe seri problemi nel corso di tutta la vita, man-
tenne invece una posizione pressoché opposta, sostenendo a più ri-
prese che ebrei e cristiani-nuovi rappresentavano una risorsa di cui la
corte di Lisbona si sarebbe dovuta avvalere, a livello economico ma
non solo, e la cui presenza in Portogallo avrebbe dovuto essere incen-
tivata . La componente ebraica, a suo avviso, doveva e poteva avere
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un ruolo di primo piano nella costruzione messianica del Quinto Im-
pero, come da lui proposto a più riprese al re portoghese Giovanni IV,
di cui divenne stretto collaboratore.
Ancor più rilevante, nel conflitto tra Andreoni e Vieira, e più in ge-
nerale tra alexandristas e vieiristas, fu poi il problema relativo alle mo-
dalità di impego della manodopera schiavile. Non tanto di quella im-
portata dall’Africa, la cui presenza, negli ambienti ecclesiastici e mis-
sionari, era perlopiù considerata ineluttabile, oltre che imprescindibile
per la produzione economica coloniale e quindi per il sostentamento
materiale di ogni tentativo di conquista spirituale del Nuovo Mondo.
16 M. Giuli, L'opulenza del Brasile coloniale. Storia di un trattato di economia e del
gesuita Antonil, Carocci, Roma, 2021, pp. 203-207.
17 B. Feitler, A Sinagoga desenganada: um tratado antijudaico no Brasil do começo do
século XVIII, «Revista de História (Usp)», n. 148/1 (2003), pp. 103-124.
18 Sulle opinioni di Vieira nei confronti dei cristiani-nuovi e degli ebrei, ci si limita a
T.M. Cohen, Judaism and the History of the Church in the Inquisition Trial of António
Vieira, «Luso-Brazilian Review», n. 40/1 (2003), pp. 67-78; S.B. Schwartz, The Contexts
of Vieira’s Toleration of Jews and New Christians, «Luso-Brazilian Review», n. 40/1
(2003), pp. 33-44.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Dicembre 2022
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)