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766 Matteo Giuli
In gioco, piuttosto, vi era lo sfruttamento della manodopera amerindia,
che rappresentava qualcosa di ben più problematico, anche dal punto
di vista morale, e necessitava di una regolamentazione precisa e al
limite ostativa. In tal senso, le divergenze riguardarono in particolare
le prestazioni lavorative imposte agli indigeni da parte dei coloni di San
Paolo, con gli alexandristas in buona parte favorevoli alle pretese di
costoro e i vieiristas contrari.
L'atteggiamento protettivo di Vieira nei confronti dei nativi brasi-
liani, in contrapposizione a coloro che proponevano, senza distinzioni
né limiti, di catturarli e ridurli in schiavitù, si espresse in modo netto,
per esempio, nella già citata Clavis prophetarum. Egli vi parlò, infatti,
dell’«ignoranza invincibile di Dio» e «di tutto il diritto naturale» palesata
dagli indigeni di etnia tapuiá, «uomini invano» perché privi di libero
arbitrio, che sarebbero stati comunque salvati in quanto abitanti del
Brasile, luogo nevralgico nel progetto messianico di costruzione del
Quinto Impero .
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Inoltre, in qualità di superiore delle missioni del Maranhão, a par-
tire dal 1653, Vieira redasse una sorta di regolamento che assicurava
l'impiego della manodopera indigena sotto il controllo e la tutela dei
gesuiti all'interno degli “aldeamentos”. In linea con quanto tentato dal
confratello Manuel da Nóbrega un secolo prima, si trattava a suo av-
viso di mettere la compagnia ignaziana al centro della politica impe-
riale lusitana e renderla titolare di una sorta di “potere indiretto” all’in-
terno della società brasiliana . È infatti entro gli “aldeamentos”, per
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Vieira, che gli indigeni sarebbero stati educati secondo i parametri
della religione cristiana, in modo molto più efficace che altrove e senza
subire interferenze esterne; è entro tali spazi, quindi, che l’azione mis-
sionaria dei gesuiti si sarebbe espressa al meglio, in vista non solo
della catechesi dei nativi, ma anche, più in generale, delle necessità
dell’economia coloniale, a partire dalla produzione agricola .
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Le proposte di Vieira e le decisioni prese in tal senso dalla corte di
Lisbona, che andarono a limitare gli effetti del controverso principio
19 Cfr. C.A. Zeron, Vieira in movimento: dalla distinzione tra Tapuias, Tupis e neri alla
rottura nella dottrina cristiana sulla schiavitù e sulla legge naturale, in E. Colombo, M.
Massimi, A. Rocca, C.A. Zeron (a cura di), Schiavitù del corpo e schiavitù dell’anima.
Chiesa, potere politico e schiavitù tra Atlantico e Mediterraneo (sec. XVI-XVIII), Biblioteca
Ambrosiana, Milano, 2018, pp. 139-165.
20 J. Eisenberg, António Vieira and the Justification of Indian Slavery, «Luso-Brazilian
Review», n. 40/1 (2003), pp. 89-95; C.A. Zeron, Interpretações das relações entre Cura
animarum e Potestas indirecta no Mundo luso-americano, «Clio. Revista de Pesquisa
Histórica», v. 27, n. 1 (2009), pp. 140-177.
21 C. de Castelnau-L’Estoile, C.A. Zeron, «Une mission glorieuse et profitable». Réforme
missionnaire et économie sucrière dans la province jésuite du Brésil au début du XVII e
siècle, «Revue de synthèse», v. 120, n. 2-3 (1999), pp. 335-358.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Dicembre 2022
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)