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Nazioni e fazioni: la frammentazione della compagnia gesuitica nel Brasile coloniale 767
della “guerra giusta”, sul quale si era sempre basata la caccia agli in-
digeni e la loro riduzione in schiavitù, causarono tuttavia la ferma rea-
zione di chi era abituato a penetrare nelle zone interne del Brasile alla
ricerca di individui da catturare e rivendere come forza lavoro. Ciò av-
venne, in particolare, nella vasta regione attorno a San Paolo, i cui
influenti coloni nelle loro rivendicazioni furono sostenuti dal gruppo
degli alexandristas, con in testa proprio Alexandre de Gusmão, Gio-
vanni Antonio Andreoni e soprattutto Giorgio Benci.
Da costoro, infatti, venne espresso un consenso generale sia nei
confronti di un deciso allentamento dei vincoli che tutelavano gli indi-
geni dalla costrizione schiavile, sia nei confronti del trasferimento del
controllo degli “aldeamentos” dai missionari ai coloni. Gli alexandri-
stas, cioè, si decisero ad abbandonare ogni velleità di “potere indiretto”
manifestata dai vieiristas a protezione dei nativi, e quindi a tralasciare
ogni obiettivo di amministrazione temporale degli “aldeamentos”, così
da circoscrivere la propria attività alla sola sfera spirituale e alla cura
delle anime.
A questo proposito redassero nel 1684 una controversa Apologia
pro Paulistis a sostegno dei coloni trafficanti di schiavi amerindi, sot-
toposti a scomunica, fin dal 1639, dal breve Commissum nobis di papa
Urbano VIII, e però dagli alexandristas considerati «capaci di confes-
sione sacramentale e di assoluzione» . Dieci anni dopo, inoltre, invia-
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rono alla corte di Lisbona una serie di proposte «nella materia concer-
nente l’uso della manodopera indigena», da loro giudicato troppo re-
strittivo rispetto agli interessi dei coloni di San Paolo . Nonostante il
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«voto» di opposizione espresso da Vieira, secondo cui tali proposte
avrebbero concesso «tutto l’utile» ai coloni e «tutto l’oneroso» ai «mise-
rabili indigeni», le considerazioni avanzate dagli alexandristas furono
in buona parte accolte e ratificate nel 1696 dal re Pietro II, che le inserì
nelle nuove regole relative alla gestione dei rapporti con le popolazioni
amerindie, le Administracoes do Sul .
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Certamente alla base di tale scontro vi era anche, più addentro,
una diversa opinione sulle modalità di costruzione istituzionale del
territorio brasiliano, che per gli alexandristas, e in particolare per An-
dreoni e Benci, dovevano ruotare attorno all’agricoltura da esporta-
zione, dominata dalle aziende produttrici di zucchero (gli “engenhos”),
mentre per Vieira e il suo gruppo dovevano basarsi sugli “aldeamentos”,
22 Cfr. R. Ruiz González, C.A. Zeron, A força do costume, de acordo com a Apologia
pro Paulistis (1684), in M. de Almeida, M. de Rezende Vergara (a cura di), Ciência,
história e historiografia, Via Lettera-Mast, São Paulo-Rio de Janeiro, 2008, pp. 359-376.
23 Arsi, Brasiliae, n. 9, cc. 315r-316r, 395r-396v.
24 Per il testo delle Administrações do Sul, cfr. «Revista do Instituto histórico e geo-
gráfico brasileiro», v. 7, n. 25, 1845, pp. 398-403.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Dicembre 2022
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)