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                secondo, per il quale «non si poteva separare ciò che Dio aveva unito»,
                contrario .
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                   C'è inoltre da dire che la natura interna degli opposti schieramenti
                non era affatto scontata, come dimostrato dal caso di Alexandre de
                Gusmão, figura di riferimento del gruppo degli alexandristas. Gusmão,
                infatti, si distinse come «netto fautore della fazione brasiliana», non
                solo allorché fu rettore del collegio di Salvador da Bahia e nel corso del
                doppio mandato da padre provinciale, ma anche in qualità di respon-
                sabile del seminario di Belém da Cachoeira, da lui fondato per la for-
                mazione dei coloni cresciuti in Brasile, creoli o meticci che fossero .
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                Pur avendo origini portoghesi perché nato a Lisbona, Gusmão si era
                fatto gesuita a Rio de Janeiro; a guidare le sue scelte, dunque, non fu
                l'appartenenza nazionale in termini di nascita (il Portogallo), ma l'ap-
                partenenza al corpo religioso in termini di noviziato e ordinazione (la
                Provincia del Brasile).
                   Fatto sta che, nonostante le costituzioni ignaziane proibissero di
                fomentare rivalità e inimicizie tra «nazioni» diverse, in non poche oc-
                casioni furono proprio i «doveri civici» a prevalere rispetto all’apparte-
                nenza religiosa, spingendo i singoli gesuiti alla difesa della «propria
                patria» . Le vicende che all’epoca coinvolsero Vieira e Andreoni lo evi-
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                denziano ampiamente, così come le argomentazioni di molte lettere da
                essi inviate a Lisbona e a Roma, in cui entrambi rappresentarono la
                loro  contrapposizione  secondo  la  narrazione  di  una  rivalità  basata
                sull’esistenza di «nazioni», «partiti» e «fazioni» .
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                   Basta riferirsi, per esempio, ad alcune missive spedite da Andreoni
                nel 1685 e nel 1687, o ancora al già citato rapporto dal titolo Noticias
                e reparos sobre a Provincia do Brasil, inviato a Roma nel 1688. Da tali
                documenti è infatti possibile evincere il forte interesse nutrito dal ge-
                suita toscano nei confronti delle dinamiche politiche che plasmavano
                i rapporti interni alla Provincia e determinavano la distribuzione dei
                relativi incarichi, rispetto a cui egli segnalava l’esistenza di alcune ma-
                novre sotterranee nel collegio della capitale per «promuovere i naturali
                della Bahya» .
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                   In termini simili, ma su posizioni opposte, si esprimeva Vieira nel
                1691,  paventando  l’esistenza  di  una  «congiura»  per  esautorarlo  ed



                   27  Arsi, Brasiliae, n. 3(II), cc. 150r-151v, 244r-245v, 282v.
                   28  Arsi, Fondo gesuitico, n. 721, I/1, c. 89r.
                   29  In questi termini ci si esprime in S. Leite, História da Companhia de Jesus no
                Brasil (Século XVI – A obra), II, Livraria Portugália-Civilização Brasileira, Lisboa-Rio de
                Janeiro, 1938, pp. 424-454.
                   30  C.A. Zeron, From Farce to Tragedy. António Vieira’s Hubris in a War of Factions,
                «Journal of Jesuit Studies», n. 2/3 (2015), pp. 387-420.
                   31  Arsi, Brasiliae, n. 3(II), cc. 192r-193v, 228r-232v, 248r-251v.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Dicembre 2022
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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