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                lui usati anche a proposito del gesuita Paulo Carneiro – «un meticcio
                naturale del Brasile» –, che la fazione degli alexandristas era riuscita
                a far eleggere come procuratore a Lisbona in sostituzione di Baltasar
                Duarte, amico di Vieira e figura di riferimento dei vieiristas. Le istanze
                presentate a Roma da Ramos, «indegni postulati» per l’anonimo rela-
                tore, non solo auspicavano la «revoca, moderazione o sospensione» del
                decreto regio ostativo all’assegnazione ai «padri stranieri» di ruoli di
                governo all’interno degli ordini presenti nelle «conquiste» portoghesi,
                ma  addirittura  proponevano  che  a  tali  missioni  coloniali  potessero
                partecipare «solo» gli stranieri e che fosse tolto «l’impedimento mixti
                sanguinis» ai «naturali» del Brasile, in modo da permetterne un mag-
                gior reclutamento. In realtà, non pare che tali istanze abbiano trovato
                grande  ascolto  a  Roma,  visto  che  qualche  anno  dopo,  alla  fine  del
                1698, la Curia Generalizia confermò le limitazioni in questione.
                   La vicenda che riguardò Vieira fu in parte simile a quella che tra il
                1663 e il 1664 aveva coinvolto il gesuita italiano Giacinto de Magistris,
                ossia l’originale «giacintata», per Serafim Leite «il più grave episodio
                della vita interna della compagnia» nel Brasile coloniale . Anche de
                                                                       50
                Magistris, infatti, come il collega portoghese, fu vittima del tentativo,
                da parte dei suoi avversari, di esautorarlo dalla carica di visitatore ge-
                nerale, sulla base di un’accusa di «demenza» espressa da un’apposita
                commissione di sette gesuiti: vi si distinsero José da Costa, all’epoca
                padre  provinciale,  Simão  de  Vasconcelos,  che  in  precedenza  aveva
                conteso proprio a de Magistris la nomina a visitatore generale, e il già
                citato Barnabé Soares, poi protagonista anche della «nuova giacintata»
                ai danni di Vieira . Tuttavia, tale azione fu annullata in quanto «scan-
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                dalosa e incoerente» dal preposito generale Giovanni Paolo Oliva, che
                sanzionò i sette gesuiti coinvolti con la privazione della voce attiva e
                passiva all’interno della Provincia, almeno fino al 1667 . Pur mante-
                                                                      52
                nendo il titolo di visitatore generale del Brasile, de Magistris fu comun-
                que costretto a rientrare a Lisbona, per poi essere mandato in missione
                a Goa, dove sarebbe morto nel 1668.
                   Serafim Leite ha collegato le vicende della «giacintata» alle ripercus-
                sioni scaturite dalla fine dell’Unione iberica, allorché l’indipendenza
                della  Corona  portoghese  dagli  Asburgo  di  Spagna  fu  restaurata  col
                nuovo sovrano Giovanni IV della dinastia dei Braganza. A suo dire,
                tale restaurazione aveva stimolato la progressiva emersione di spinte
                autonomistiche anche all’interno degli ordini religiosi e di contrappo-
                sizioni  fazionarie  nelle  varie  Province  gesuitiche,  sia  nella  Penisola


                   50  Cfr. S. Leite, História da Companhia de Jesus no Brasil cit., VII, p. 43.
                   51  Arsi, Brasiliae, n. 9, c. 176rv.
                   52  Ivi, cc. 177r-185v.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Dicembre 2022
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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