Page 256 - 1
P. 256

782                                                       Matteo Giuli


                prima, erano state ampliate dal re Pietro II fino a comprendere le opere
                stampate in tutte le colonie lusitane. È vero che Andreoni aveva criti-
                cato tale provvedimento, ma in linea di principio l'intervento del De-
                sembargo do Paço non lo aveva preoccupato .
                                                           71
                   Semmai, presumibilmente, aveva scelto di firmarsi con uno pseu-
                donimo per evitare la censura interna al suo stesso ordine, dove con-
                tinuava ad avere molti avversari, come espresso in una lettera di tre
                anni prima al preposito generale Tamburini, in cui aveva evidenziato
                che i gesuiti italiani, per «non essere ben trattati» in Brasile, erano
                spesso spinti a chiedere di farsi trasferire altrove, di preferenza verso
                le missioni dell'India . Con l'espediente del nome fittizio, Andreoni era
                                    72
                dunque riuscito a schivare il controllo censorio della propria compa-
                gnia, pure esso rafforzato da una decisione con cui da Roma si era
                stabilito che i libri dei gesuiti in Brasile dovessero essere sottoposti
                alla revisione del padre provinciale del Portogallo, ritenuto più adatto
                a individuarvi la presenza di elementi inappropriati o pericolosi per gli
                interessi della corte di Lisbona .
                                              73
                   Il religioso toscano, d'altronde, non doveva ignorare le vicende che
                nel 1663 avevano riguardato il confratello Simão de Vasconcelos e la
                sua Chronica da Companhia de Jesus do Estado do Brasil, la cui parte
                iniziale – un lungo e iperbolico preambolo sulla «probabile» localizza-
                zione del paradiso terrestre in Brasile – fu parzialmente censurata per
                volere di Giacinto de Magistris, di cui proprio Vasconcelos, come detto,
                era uno dei principali rivali, tanto da distinguersi nella successiva «gia-
                cintata» . Anche in quel caso si era trattato di un episodio molto in-
                       74
                tricato,  in  cui  i  contrasti  interni  alla  Provincia  e  nei  rapporti  tra
                quest’ultima  e  la  Curia  Generalizia  si  erano  mescolati  alla  politica
                adottata dalla corte di Lisbona per limitare la circolazione delle infor-
                mazioni sul Brasile e sulle sue risorse naturali .
                                                             75
                   Tuttavia, nonostante fosse riuscito a evitare la censura interna del
                suo ordine e anche ad ottenere il parere favorevole del Desembargo do
                Paço, Andreoni non aveva fatto i conti col successivo intervento del
                Consiglio Ultramarino, preoccupato appunto per il mantenimento dei
                segreti coloniali. Tale istituzione aveva infatti evidenziato i rischi con-
                nessi alla pubblicazione di Cultura e Opulencia do Brasil, che descri-
                veva «molto distintamente tutti i cammini esistenti verso le miniere
                dell’oro» e ne segnalava altre che stavano «per essere scoperte o per



                   71  Arsi, Brasiliae, n. 3(II), cc. 345r-346v.
                   72  Ivi, n. 4, cc. 143r-148v.
                   73  Cfr. S. Leite, História da Companhia de Jesus no Brasil cit., VII, pp. 112-113.
                   74  Arsi, Brasiliae, n. 3(II) cc. 14r, 30r.
                   75  C.Z. Camenietzki, O Paraíso Proibido cit., pp. 109-132.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Dicembre 2022
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
   251   252   253   254   255   256   257   258   259   260   261