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                definitiva, dal Consiglio Ultramarino sia stato proposto di sequestrare
                e distruggere le copie di Cultura e Opulencia do Brasil, oltre che per il
                loro contenuto intrinseco, anche per il fatto che l'autore era in realtà
                un  gesuita  italiano  e  pertanto  straniero,  ostile  al  gruppo  filo-porto-
                ghese dei vieiristas.
                   È tuttavia plausibile ritenere che Andreoni non abbia intuito il pos-
                sibile intervento di questa istituzione, consapevole che il controllo pre-
                ventivo delle opere a stampa era gestito dal Desembargo do Paço, e che
                abbia sottovalutato, più in generale, l’attività di censura del governo
                portoghese; così come potrebbe aver sottostimato l’influenza ancora
                esercitata alla corte di Lisbona da alcuni personaggi che in precedenza
                erano stati vicini a Vieira e al suo gruppo, tra cui il già citato Francisco
                de Távora, da qualche anno sostituito alla presidenza del Consiglio
                Ultramarino  dal  nipote  Manuel  Carlos,  e  l'anziano  plenipotenziario
                Nuno Álvares Pereira de Melo, primo duca di Cadaval, anch’egli in pas-
                sato presidente di tale istituzione e all’epoca alla guida del Desem-
                bargo do Paço. Con quest’ultimo, in particolare, Vieira aveva intratte-
                nuto a suo tempo una corrispondenza fitta e duratura, chiedendone a
                più riprese il sostegno e mettendolo al corrente della «cattività dome-
                stica» a cui i gesuiti stranieri attivi in Brasile avevano costretto i colle-
                ghi portoghesi .
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                   Un'ulteriore  spia  per  interpretare  queste  vicende  è  costituita  dai
                due capitoli finali di Cultura e Opulencia do Brasil, dove Andreoni/An-
                tonil presenta un quadro riassuntivo, degno della «maggior ammira-
                zione», a proposito del rendimento garantito ogni anno alla corte di
                Lisbona dall’economia brasiliana: oltre 4 miliardi di réis, calcolati co-
                munque per difetto, che per il gesuita toscano rappresentavano una
                sorta di «ultima dimostrazione dell’opulenza del Brasile a profitto del
                Regno  di  Portogallo» .  Numeri  enormi,  che  permisero  ad  An-
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                dreoni/Antonil di concludere il suo lavoro con una rivendicazione fon-
                damentale: quella secondo cui era «giusto» che «questo emolumento
                così grande e continuo» assicurato dal Brasile potesse finalmente in-
                contrare «il favore di Sua Maestà e di tutti i suoi ministri», in specie
                «nell’accettazione» e nella pronta «esecuzione» delle «richieste» e delle
                «raccomandazioni» inoltrate alla corte di Lisbona dalle autorità colo-
                niali e dai relativi rappresentanti .
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                   In particolare, Andreoni/Antonil si fece portavoce delle istanze dei
                produttori di zucchero e tabacco, i principali artefici «di un lucro tanto


                   78  J.L. de Azevedo, Cartas do Padre António Vieira, III, Imprensa da Universidade,
                Coimbra, 1928, pp. 657-659.
                   79  A.J. Antonil, Cultura e Opulencia do Brasil por suas drogas e minas, Officina Real
                Deslandesiana, Lisboa, 1711, pp. 191-193.
                   80  Ibidem.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Dicembre 2022
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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