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798 Francesca Canale Cama
racconto proiettivo della nazione nel Mare nostrum in quelli più dia-
logici di Mediterraneo e Italia, restituendo in certo senso al mare la
sua dimensione di contenitore. Diviso in due parti diseguali per lun-
ghezza, profondità narrativa e chiave analitica, il libro di Silva si pro-
poneva di affrontare in primo luogo le questioni poste dal Mediterra-
neo postbellico attraverso una approfondita analisi del Mediterraneo
ottocentesco basata su estese ricerche d’archivio. Ma intendeva poi
anche offrire una sintesi suggestiva, quasi narrativa, improntata a
una evidente finalità divulgativa e pedagogica, della storia del Medi-
terraneo nel lungo periodo. Per quanto lontana dal rigore scientifico
con il quale l’autore aveva affrontato lo studio del Mediterraneo otto-
centesco, la narrazione di lunga durata imprimeva all’opera un ele-
mento di novità che non avrebbe tardato a emergere nel dibattito
storiografico coevo: l’idea, cioè, di porre al centro del racconto storico
uno spazio geografico.
Era in questi termini che Silva riproponeva la tesi dell’inscindibi-
lità del rapporto tra Italia e Mediterraneo , imprimendo alla sua
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opera un elemento di profonda originalità, ma non scevro da insidie,
che animò il dibattito attorno a essa fin dalla sua prima uscita.
Veramente immane – scriveva ad esempio Nello Rosselli in «Archivio Sto-
rico» – il compito che Silva si è questa volta proposto di assolvere. Cercare
nelle vicende del Mediterraneo la riprova della sostanziale unità della storia
d’Italia dalle lontane origini dell’espansionismo romano ai nostri giorni, af-
fermare che le sorti italiane sono sempre state in funzione del declinare e del
crescere dell’importanza di questo mare nella storia del mondo 19 .
18 Per quanto riguarda la prima edizione, una lunga introduzione si proponeva di
studiare l’unità romana del Mediterraneo (pp.1-56), in una seconda parte, composta di
sette capitoli, l’autore esponeva le fasi culminanti della storia mediterranea dal V al XIX
secolo terminando con il congresso di Vienna (pp. 57-232), nella terza, di eguale lun-
ghezza, esaminava «aspetti e fasi culminanti del problema mediterraneo nell’ultimo se-
colo», ed infine nella conclusione si concentrava su aspetti e prospettive di un Mediter-
raneo potremmo dire coevo, cioè successivo alla Grande Guerra ( pp. 407-440). Lo stesso
autore era conscio della profonda differenza di impostazione delle due parti, quella an-
tica di sintesi di letteratura esistente e quella contemporanea più propriamente frutto
di ricerca storica. Cfr. P. Silva, Premessa alla prima edizione, cit. p. 9. Utili alla com-
prensione di questo percorso le considerazioni svolte da D. Fisichella, Pietro Silva, in Il
contributo italiano alla storia del pensiero, Enciclopedia Italiana di scienze, lettere ed
arti, Appendice VIII, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, 2012, ad vocem
19 N. Rosselli, Il Mediterraneo dall’unità di Roma all’unità d’Italia, «Archivio Storico
Italiano», A. 7, n. 9 (1928), pp. 277–279. Si deve notare che la recensione non era par-
ticolarmente generosa, nonostante i rapporti di amicizia tra i due storici. Rosselli, infatti,
indicava i maggiori limiti dell’opera nella parte antica, nella scelta, selettiva, dei momenti
oggetto dei grandi affreschi, che apparivano scelti in funzione della dimostrazione della
tesi di fondo della centralità dell’Italia nel Mediterraneo.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Dicembre 2022
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)