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Il Mediterraneo, l'Italia e il fascismo nelle pagine di Pietro Silva 803
Se si prova invece a considerare la politica estera fascista della
metà degli anni Venti come processo che si definisce per gradi, ac-
compagnando di pari passo il processo di fascistizzazione interna ,
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è facile constatare come in quel Mediterraneo inteso come spazio na-
turale e storico di immediato riferimento oltre i confini nazionali, il
fascismo dovesse misurarsi in un gioco di forze più complesso e dagli
esiti incerti. In altre parole, il rapporto tra Mediterraneo e Italia non
solo non era ancora imperiale, ma non poteva nemmeno essere letto
in una dimensione esclusivamente coloniale e di potenza.
Tra il 1925 ed il 1927, infatti, gli equilibri mediterranei erano an-
cora saldamente nelle mani dei «guardiani di Versailles» e, nono-
stante le numerose variabili emerse da un Mediterraneo orientale in
fiamme dopo il crollo ottomano, era ancora l’asse franco-britannico
il vero perno di questo equilibrio.
Di fronte a questo dato ancora certo ed immutabile, la politica
estera italiana sembrava ancora incidere ben poco, anche nell’attua-
lizzazione fascista delle “questioni mediterranee”. In altre parole,
prima ancora che in una dimensione espansiva, era in realtà nella
chiave di un revisionismo dell’ordine di Versailles che l’Italia doveva
misurarsi con la questione della propria centralità nel Mediterraneo.
Erano esattamente queste suggestioni e queste complessità che
l’opera di Silva rilevava ritornando insistentemente sulla rottura de-
gli equilibri in quello spazio, il «mare di mezzo» ottocentesco, che si
era progressivamente trasformato in spazio di contesa tra le potenze
europee. Nell’edizione del 1927, la Grande Guerra costituiva per l’au-
tore il vero nodo storico mediterraneo contemporaneo, un evento
spartiacque che segnava un cambiamento epocale di cui il fascismo
italiano non era che una variabile, una sorta di effetto derivato al
quale, peraltro, la prima edizione accennava solo rapidamente.
La lettura della guerra mondiale come svolta epocale nella storia
italiana, del resto, non era una novità per i politici e gli intellettuali
della generazione di Silva (nato nel 1887), come di quelle appena pre-
cedenti, si pensi ad esempio anche a Gioacchino Volpe, di dieci anni
più grande . E all’Ottocento europeo e risorgimentale lo storico par-
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Egidio Ivetic – ha avuto non poche responsabilità nel decretare «anche il drastico rigetto
per la nazione, per transfert psicologico, del Mediterraneo dopo il 1945». E. Ivetic, Il
Mediterraneo e l’Italia cit., p. 95
29 Per un’attenta ricostruzione della politica estera fascista in quegli anni resta an-
cora essenziale il lavoro di Giampiero Carocci non a caso prevalentemente incentrato su
questioni mediterranee. Cfr. G. Carocci, La politica estera dell’Italia fascista (1925-
1928), Laterza, Bari, 1969.
30 Su questo interessante aspetto dell’opera di Volpe, si vedano G. Volpe, Il popolo
italiano nella Grande Guerra, a cura di Anna Pasquale, Luni editrice, Milano-Trento,
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Dicembre 2022
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)