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804 Francesca Canale Cama
mense aveva dedicato, infatti, molti degli scritti concepiti negli anni
del conflitto .
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Come per tanti altri della sua generazione, poi, il coinvolgimento
personale nella guerra aveva favorito un sovrapporsi, quasi inevita-
bile in quelle condizioni, di impegno politico, attenzione al presente
e convinzioni ideali alla ricerca storica. Nel caso di Silva, va, così,
sempre ricordato il suo aperto impegno in favore dell’interventismo
democratico a fianco di Gaetano Salvemini e poi, durante il tempo
delle conferenze di pace nell’immediato dopoguerra, il sostegno alla
battaglia condotta dallo stesso gruppo di Salvemini contro la riven-
dicazione della Dalmazia che, a giudizio di Silva, l’Italia mai avrebbe
potuto annettere senza commettere un atto di autentica prevarica-
zione contro la componente slava di quella regione.
In questo senso quando tra il 1918 ed il 1926 fu collaboratore
assiduo de Il Lavoro, diffuso quotidiano del socialismo ligure, Silva
non esitò a impegnarsi concretamente per un nuovo ordine democra-
tico mediterraneo, assumendo, ad esempio, la segreteria del Comi-
tato italiano di Propaganda per l’intesa tra l’Italia, i serbi, i croati e
gli sloveni, che, sulla base di un programma di trasparente ispira-
zione mazziniana, mirava all’obiettivo di una emancipazione delle
terre irredente e a una revisione del Patto di Londra sulla base del
principio di nazionalità .
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Fu, peraltro, dall’osservatorio particolarissimo della guerra che
Silva trasse la lezione di una storia d’Italia che andasse letta in una
prospettiva per così dire sistemica, certamente europea ma anche
mediterranea. Oltre che nel volume Il Sessantasei apparso nel 1917,
una traccia particolarmente evidente di questa prospettiva può ri-
scontrarsi nel saggio La politica di Napoleone III in Italia. In esso,
sull’appoggio della ricerca archivistica che egli aveva condotto, emer-
geva esplicitamente la tesi che l’appoggio delle potenze europee al
movimento risorgimentale italiano fosse stato legato alla volontà delle
due grandi potenze mediterranee, la Francia e l’Inghilterra, di con-
fermare, anzi di rafforzare la propria presenza nel Mediterraneo, fino
1998, e G. Volpe, L’Italia tra le due guerre, a cura di Gennaro Malgieri, Oaks editori,
Milano, 2018. Per un bilancio si veda E. Di Rienzo, Le due guerre di Gioacchino Volpe. I
“turbamenti” di un grande storico: Caporetto, la guerra fascista, l’identità nazionale,
«Nuova Storia Contemporanea», A.7, n. 6 (2003), pp. 5-32 e Id., La storia e l’azione. Vita
politica di Gioacchino Volpe, Le Lettere, Firenze, 2008, pp. 181-314.
31 P. Silva, La monarchia di luglio e l’Italia: studio di storia diplomatica, Fratelli Bocca,
Torino, 1917 e Id., Il Sessantasei, Treves, Milano, 1917.
32 Su questa particolare congiuntura, si veda F. Torchiani, Storiografia, giornalismo
e politica nel primo dopoguerra. Pietro Silva e “Il Lavoro”, «Annali della scuola normale
superiore di Pisa», A.40, n.3 (2011), pp.235-269 e anche L. Micheletta, Pietro Silva sto-
rico delle relazioni internazionali, «Clio», A.30, n.3 (1994), pp. 496-527.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Dicembre 2022
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)