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                mense aveva dedicato, infatti, molti degli scritti concepiti negli anni
                del conflitto .
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                    Come per tanti altri della sua generazione, poi, il coinvolgimento
                personale nella guerra aveva favorito un sovrapporsi, quasi inevita-
                bile in quelle condizioni, di impegno politico, attenzione al presente
                e convinzioni ideali alla ricerca storica. Nel caso di Silva, va, così,
                sempre ricordato il suo aperto impegno in favore dell’interventismo
                democratico a fianco di Gaetano Salvemini e poi, durante il tempo
                delle conferenze di pace nell’immediato dopoguerra, il sostegno alla
                battaglia condotta dallo stesso gruppo di Salvemini contro la riven-
                dicazione della Dalmazia che, a giudizio di Silva, l’Italia mai avrebbe
                potuto annettere senza commettere un atto di autentica prevarica-
                zione contro la componente slava di quella regione.
                   In  questo  senso  quando  tra  il  1918  ed  il  1926  fu  collaboratore
                assiduo de Il Lavoro, diffuso quotidiano del socialismo ligure, Silva
                non esitò a impegnarsi concretamente per un nuovo ordine democra-
                tico mediterraneo, assumendo, ad esempio, la segreteria del Comi-
                tato italiano di Propaganda per l’intesa tra l’Italia, i serbi, i croati e
                gli sloveni, che, sulla base di un programma di trasparente ispira-
                zione  mazziniana,  mirava  all’obiettivo  di  una  emancipazione  delle
                terre irredente e a una revisione del Patto di Londra sulla base del
                principio di nazionalità .
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                   Fu,  peraltro,  dall’osservatorio  particolarissimo  della  guerra  che
                Silva trasse la lezione di una storia d’Italia che andasse letta in una
                prospettiva  per  così  dire  sistemica,  certamente  europea  ma  anche
                mediterranea. Oltre che nel volume Il Sessantasei apparso nel 1917,
                una traccia particolarmente evidente di questa prospettiva può ri-
                scontrarsi  nel  saggio  La  politica  di  Napoleone  III  in  Italia.  In  esso,
                sull’appoggio della ricerca archivistica che egli aveva condotto, emer-
                geva  esplicitamente  la  tesi  che  l’appoggio  delle  potenze  europee  al
                movimento risorgimentale italiano fosse stato legato alla volontà delle
                due grandi potenze mediterranee, la Francia e l’Inghilterra, di con-
                fermare, anzi di rafforzare la propria presenza nel Mediterraneo, fino


                1998, e G. Volpe, L’Italia tra le due guerre, a cura di Gennaro Malgieri, Oaks editori,
                Milano, 2018. Per un bilancio si veda E. Di Rienzo, Le due guerre di Gioacchino Volpe. I
                “turbamenti”  di  un  grande  storico:  Caporetto,  la  guerra  fascista,  l’identità  nazionale,
                «Nuova Storia Contemporanea», A.7, n. 6 (2003), pp. 5-32 e Id., La storia e l’azione. Vita
                politica di Gioacchino Volpe, Le Lettere, Firenze, 2008, pp. 181-314.
                   31  P. Silva, La monarchia di luglio e l’Italia: studio di storia diplomatica, Fratelli Bocca,
                Torino, 1917 e Id., Il Sessantasei, Treves, Milano, 1917.
                   32  Su questa particolare congiuntura, si veda F. Torchiani, Storiografia, giornalismo
                e politica nel primo dopoguerra. Pietro Silva e “Il Lavoro”, «Annali della scuola normale
                superiore di Pisa», A.40, n.3 (2011), pp.235-269 e anche L. Micheletta, Pietro Silva sto-
                rico delle relazioni internazionali, «Clio», A.30, n.3 (1994), pp. 496-527.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Dicembre 2022
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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