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600 Paolo Calcagno
l’impressione che alcuni capitani veneti lavorassero per conto dei ge-
novesi, collegando il porto ligure con Cadice e Lisbona.
L’impegno veneziano sulla tratta Genova-Cadice si desume anche
dal dossier di manifesti di carico di navi in ingresso trascritti nel 1781
dalla cancelleria consolare di Spiridione Capitanachi: su un totale di
23 manifesti, ben 9 descrivono carichi fatti a Genova, e le merci più
presenti sono carta da scrivere e «chioderia» (tipici manufatti liguri),
prodotti alimentari quali castagne secche, riso, fave, orzo, paste sec-
che e infine moltissimi «quadrelli di marmo» . Tale fonte riveste un
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notevole interesse per conoscere per l’appunto le merci di scambio
usate dai capitani sulla piazza per assicurarsi i generi coloniali, e dà
alcune conferme sulle strategie dei mercanti veneziani in termini di
export commerciale: le navi veneziane che arrivavano direttamente
dall’Adriatico avevano a bordo grandi quantità di orzo e fagioli, prodotti
di vetreria («bozzoni di vetro», «cristalli», «specchi», «conterie») , casse
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di libri, «stampe» varie, «quadri di pittura», «carte di musica» e «fondi di
chitarra» . Un campionario che in parte è indice delle specializzazioni
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produttive e della ricchezza culturale della Serenissima al suo tra-
monto, e che nella fattispecie dimostra il coinvolgimento di merci ve-
neziane nella tratta atlantica: le perline di vetro («conterie») – che non
a caso affluivano anche a Lisbona, altro porto di partenza delle navi
negriere – venivano usate infatti per l’acquisto di schiavi africani .
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Per il resto, i legni marciani agivano anche in un raggio più ri-
stretto interno all’Atlantico, partecipando a una sorta di cabotaggio
iberico al servizio del porto gaditano. Tra i 23 manifesti trascritti, 5
attestano viaggi da Ferrol e Santander a Cadice, con carichi di fru-
mento; e un altro – quello della polacca La Fenice – ci permette di
44 Asv, Vsm, Lettere dei consoli, 636. I «quadrelli di marmo» - o «quadrette» - erano
elementi in marmo bianco di seconda qualità, di sicura produzione carrarese (ringrazio
il dott. Roberto Santamaria dell’Archivio di Stato di Genova per il confronto su questo
elemento). Sul commercio delle paste alimentari liguri in età moderna qualche nota in
P. Calcagno, Produzione e commercializzazione delle paste alimentari nella Liguria prein-
dustriale: il caso di Savona, «Società e storia», 147 (2015), pp. 1-28.
45 Il peso notevole del vetro nell’interscambio con il “Ponente alto” è confermato dai regi-
stri dei Cinque Savi alla Mercanzia, una sorta di bilancia commerciale del porto di Venezia
(una descrizione della fonte in A. Sambo, La balance de commerce de la République de Venise:
sources et méthodes, «Cahiers de la Méditerranée», 84 [2012], pp. 381-410).
46 Asv, Vsm, Lettere dei consoli, 686.
47 F. Trivellato, Fondamenta dei vetrai. Lavoro, tecnologia e mercato a Venezia tra Sei
e Settecento, Donzelli, Roma, 2000, pp. 219-246; e, da ultimo, P.N. Sofia, From qualita-
tive to quantitative: tracking global routes and markets of Venetian glass beads during
the 18th century, «BEADS: Journal of the Society of Bead Researchers», 33 (2021), pp.
11-26. A questo proposito, in una lettera da Cadice del 17 settembre 1770 venne segna-
lato che un certo Jacob Smith stava brigando per ottenere la concessione regia per im-
piantare una fabbrica di «conterie» ad uso dei possedimenti spagnoli; naturalmente il
console Capitanachi era preoccupato che «con questa novità ne proibiscano le nostre».
Mediterranea – ricerche storiche – Anno XIX – Dicembre 2022
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)