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Rotta a Ponente: la navigazione veneziana in Atlantico e il commercio di generi...   601


                    ricostruire una traiettoria che prevedeva merci caricate a Barcellona
                    e scaricate a Cadice (vino «tinto», carta da scrivere, «vestiario per sol-
                    dati di terra», «vestiario per soldati di marina») e un allungamento
                    fino a Ferrol e La Coruña. Insomma, una familiarità evidente con la
                    navigazione atlantica, sicuramente accresciuta dalle moltiplicate oc-
                    casioni offerte dalla congiuntura bellica: anche quando tutti i mer-
                    cantili veneti furono sequestrati a Cadice alla fine del giugno 1781,
                    con l’ordine di disfarsi delle merci trasportate e di mettersi al servizio
                    di Carlo III, il console commentò che i capitani non erano così con-
                    trariati, «essendo l’impiego de bastimenti in questi trasporti utilis-
                    simo senza dubbio» .
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                    Lisbona, il porto «ove si assoggettano tutti i venienti del Mediter-
                    raneo»

                       Fu lo stesso console a Cadice Spiridione Capitanachi, con lettera
                    del 28 ottobre 1783, a spiegare a che sovente i legni veneti, entrando
                    in porto, chiedevano di «ottenere la pratica» (ossia di espletare i con-
                    trolli sanitari) per essere certi di conseguire «l’esenzione della contu-
                    macia in Lisbona, ove si assoggettano tutti i venienti del Mediterra-
                    neo» . In effetti, già per il periodo 1735-1764 il secondo porto di pro-
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                    venienza dei bastimenti in ingresso a Venezia dichiaranti avaria era
                    proprio Lisbona . E dai quadri statistici trasmessi a Parigi dal console
                                    50
                    francese in città, nei mesi di aprile, maggio e giugno 1778 su 84 «vais-
                    seaux marchands» entrati in porto, 9 erano veneziani: più dei francesi
                    (8), poco meno di danesi (11), portoghesi e olandesi (12 a testa), supe-
                    rati per il resto solo dagli inglesi (24) .
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                       La situazione cambiò ulteriormente nel passaggio dalla prima alla
                    seconda metà del secolo. Con lettera del 22 settembre 1719 il console
                    veneziano a Lisbona Lorenzo Cortinovich riferì dell’arrivo delle flotte
                    da Bahia e da Pernambuco con 18.000 casse di zuccheri e 12.000 rolli


                       48  Asv, Vsm, Lettere dei consoli, 686.
                       49  Anche il raffronto con il porto di Genova conferma il regolare collegamento con la
                    capitale del Regno di Portogallo, la principale “porta” attraverso cui entravano nel Me-
                    diterraneo i generi coloniali in arrivo dall’America. In proposito mi permetto di rinviare
                    a P. Calcagno, Attraverso la porta di Lisbona: i generi coloniali volano del commercio luso-
                    genovese tra XVII e XVIII secolo, in Reti marittime come fattori dell’integrazione europea
                    cit., pp. 519-532. Delle 2.349 navi entrate nel porto di Genova tra 1781 e 1789, 1.200
                    erano partite dall’Atlantico, e Lisbona spiccava come primo porto in assoluto tra le pro-
                    venienze (L. Bulferetti, C. Costantini, Industria e commercio in Liguria nell’età del Risor-
                    gimento [1700-1861], Banca commerciale italiana, Milano, 1966, pp. 164-165).
                       50  W. Panciera, «L’acqua giusta» cit., p. 134.
                       51  ANP, AE/B/I/688.


                                               Mediterranea – ricerche storiche – Anno XIX – Dicembre 2022
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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