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Rotta a Ponente: la navigazione veneziana in Atlantico e il commercio di generi... 605
di una volta nei manifesti di carico. Invece tra gli inglesi e tra gli olan-
desi spiccavano rispettivamente due ditte, presenti insieme in ben 36
registrazioni: la «Purry, Mellish e De Visme» e la «Giacomo Giuvalta e
compagnia». I tedeschi operavano in modalità mista: erano attive so-
cietà come quelle di «Alberto Meyer e compagnia» e di «Fiche, Illius e
Radde», ma anche singoli operatori come Giovanni Gendes, Gerardo
Burmester, Giovanni Potsch, Arnaldo Henriche Merzener . E i geno-
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vesi più ricorrenti risultano Antonio Murta, Giovanni Battista Gal-
leano, Giovanni e Gerolamo Selasco, «Giuseppe Biggi e compagnia» .
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Quanto alle merci, la prevalenza degli zuccheri (talvolta indicati come
«bianchi», talvolta come «mascabati») è nettissima: ben 66 partite in par-
tenza – all’interno del totale dei manifesti considerati - erano costituite da
casse di zucchero . A seguire il «cacao maragnone» , con 31 partite, il
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legno del Brasile con 8 partite e un numero imprecisato di spezie e merci
varie (cannella, curcuma, salsapariglia, vino, libri ecc.). Ricevevano – e
naturalmente redistribuivano – a Venezia moltissimi mercanti, tra cui si
segnalano in particolar modo Bonomo Algarotti (24 partite a suo nome,
nei manifesti di carico), Salomon Treves (14 partite), Marco Garganego
(10 partite), «Giacomo e Marco fratelli Revedin» e Alessandro Bernardi (in
entrambi i casi 9 partite), Antonio Miletich (8 partite). Un discorso a parte
merita invece Valentino Comello, il quale in questi anni realizzò profitti
talmente buoni da alternare lo shipping con la mercatura: il 16 settembre
1775 partiva da Lisbona al comando della nave Aurora; tra 1780 e 1781
riceveva a Venezia 13 partite di merci coloniali (6 di zucchero, 6 di cacao
e 1 di salsapariglia e cannella).
A navigare tra l’Adriatico e l’Atlantico negli anni considerati, si con-
tano in tutto più di 30 mercantili veneti, alcuni dei quali erano attivi
67 Nelle registrazioni, si legge talvolta «alemanni», ma più spesso «amburghesi».
Nell’ultimo manifesto di carico del campione esaminato (2 febbraio 1781) a spedire 14
casse di zucchero al mercante veneziano Valentino Comello è la «vedova di Potsch».
68 Nella sua lettera del 6 settembre 1780, il console Perelli definì i genovesi «gli ebrei
tra i cristiani», per la loro propensione a sfruttare il naviglio veneziano con noli molto
bassi; e precisò che in tutto le persone originarie della Repubblica di Genova sarebbero
state 6.000, «la maggior parte applicati al negozio di agenti, scritturali in casa di mer-
canti, sensali, cuochi, ortolani e tutti insieme contrabbandieri» (Asv, Vsm, Lettere dei
consoli, 695).
69 In termini di valore, tra 1776 e 1797 il 79% delle esportazioni portoghesi verso
Venezia era costituito da zucchero: P.N. Sofia, Dall’Atlantico a Rialto cit., p. 113.
70 Il nome deriva chiaramente dalla regione del Brasile da cui proveniva il cacao. Per
il trasporto del cacao dal Brasile portoghese, verso la metà del secolo il marchese di
Pombal istituì la Companhia Geral de Comércio do Grão-Pará e Maranhão. Si segnala,
sulla produzione di cacao nell’Amazzonia portoghese, il recente saggio di R. Chambou-
leyron, K. Heinz Arenz, Amazonian Atlantic. Cacao, Colonial Expansion and Indigenous
Labour in the Portuguese Amazon Region (Seventeenth and Eighteenth Centuries), «Jour-
nal of Latin American Studies», 53 (2021), pp. 221-244.
Mediterranea – ricerche storiche – Anno XIX – Dicembre 2022
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)