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                   Nelle lettere del 1729-31 si avverte in maggior misura il legame di
                De Marco con la terra d’origine e il desiderio di mantenerlo vivo attra-
                verso lo scambio epistolare con De Leo, a testimonianza di quanto le
                lettere non fossero solo mero strumento di comunicazione, ma anche
                mezzo  per  preservare  o  accrescere  le  relazioni  tra  gli  individui;  di
                quanto fossero, anzi, esse stesse un legame .
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                   Sul rapporto con De Leo torneremo più avanti. Qui preme tuttavia
                rilevare l’importanza della fonte epistolare per la ricostruzione della
                sfera privata, oltre che pubblica, di De Marco. Le lettere mostrano la
                natura intima del rapporto con De Leo, quasi un fratello maggiore, suo
                confidente privilegiato, molto più degli zii, ai quali pure scriveva rego-
                larmente, sebbene di queste lettere non sia rimasta alcuna traccia.
                Appare evidente come il giovane riservasse all’amico argomenti più in-
                timi, favorito in questo anche dalla ridotta differenza di età che li se-
                parava. Specie nelle lettere dei primi anni a Napoli, emerge con chia-
                rezza un’immagine inedita di De Marco, priva di quell’aura severa che
                contraddistinse la sua figura di ministro. Quella di un ragazzo con le
                sue paure, le sue incertezze, le sue infatuazioni, i suoi ideali, mentre
                sullo  sfondo  si  avverte  costantemente  la  presenza  degli  zii,  dei  loro
                timori e delle aspirazioni riposte nel nipote lontano.
                   Il carteggio mostra inoltre l’evoluzione nel tempo di un carattere
                forte e altero. La devozione all’amico non gli impediva, in talune circo-
                stanze, di biasimarlo per pensieri o atteggiamenti a suo avviso fuori
                luogo, di ammonirlo con tono paternalistico. Allo stesso modo, intra-
                presa l’attività forense, non pochi sono i passaggi in cui affiora un De
                Marco duro verso comportamenti lontani dal suo universo valoriale,
                fatto di dedizione al lavoro e di un profondo senso della giustizia. Ne
                sono prova le opinioni espresse, ad esempio, sugli endemici ritardi dei
                procedimenti giudiziari nei tribunali napoletani o su clienti poco pa-
                zienti, spesso liquidati con parole sprezzanti. Man mano che si procede
                nella lettura dell’epistolario, in sostanza, affiora gradualmente l’uomo
                rigido e inflessibile, fieramente radicato nelle sue convinzioni, che fu
                protagonista del «periodo ministeriale».
                   Le poche lettere degli anni Trenta e Quaranta, oltre a indicare un
                allentamento del rapporto epistolare tra i due amici, contengono anche
                meno riferimenti al territorio brindisino, meno richieste di informa-
                zioni su personaggi e conoscenze comuni a Brindisi e S. Vito. Le lettere
                di questi anni sono molto più brevi, si limitano a riferire questioni le-
                gate a procedimenti giudiziari, sono prive di quella confidenza, nella
                forma e nel contenuto, che contraddistingue le precedenti. La penna
                di  De  Marco  si  fa  via  via  più  seriosa,  meno  incline  agli  argomenti


                   29  A. Russo, «Nel desiderio delle tue care nuove» cit., p. 159.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Aprile 2023
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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