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Formazione e ascesa di un homo novus nella Napoli austriaca 115
nando, spesso proprio nel palazzo dell’allora principe di S. Vito, Fabio
Marchese, «amante dei divertimenti» , alla presenza dello stesso feu-
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datario.
Se è ormai nota l’importanza che le Accademie ebbero tra Sei e Set-
tecento a Napoli, più dell’Università centro di circolazione delle nuove
idee, la presenza di una di esse in un piccolo centro della provincia è
fatto di per sé di grande interesse. Spazi di sociabilità e momenti di
partecipazione collettiva, le accademie si configuravano come dei cir-
coli intellettuali, dotati o meno di statuto, nelle quali, secondo regole
prestabilite e sotto la guida di un «principe», erano affrontate diverse
tematiche, da quelle religiose a quelle letterarie. Esse erano anche luo-
ghi di condivisione e di organizzazione della vita sociale nelle quali po-
tevano, ad esempio, concertarsi alleanze matrimoniali tra le famiglie
dei membri che vi partecipavano; nozze spesso celebrate dagli stessi
anche attraverso la stesura di componimenti poetici .
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Le accademie sanvitesi promosse dai De Leo avevano come modello
quelle napoletane che lo stesso Ferdinando, così come il suo amico De
Marco, aveva forse avuto modo di frequentare nel suo soggiorno di
studio nella capitale . Ad una di queste, quella tenutasi il 5 marzo
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1730 in casa De Leo, incentrata sul maggior vantaggio che potesse
trarre l’uomo di cultura dalla partecipazione alle Accademie o dal
43 G. Leo, S. Vito de’ Normanni già Santovito degli Schiavi o Sclavi. Sua origine e pro-
gresso, Stab. Tipografico F. Lubrano, Napoli, 1904, p. 26.
44 È quanto accadde, ad esempio, in occasione del matrimonio di Ferdinando De Leo
con Vittoria Massa, avvenuto l’8 giugno 1738. Bad, ms. F/7, cc. 232r-244v. Sul feno-
meno delle accademie, specie nella Napoli del Settecento, si vedano i contributi di E.
Chiosi, Le istituzioni accademiche a Napoli nel Settecento. Continuità e mutamenti (pp.
105-122) e A.M. Rao, Fra amministrazione e politica. Gli ambienti intellettuali napoletani
(pp. 35-88), in J. Boutier, B. Marin, A. Romano (a cura di), Naples, Rome, Florence: Une
histoire comparée des milieux intellectuels italiens (XVII-XVIII e siècles), École française de
Rome, Roma, 2005; i saggi di E. Irace, M.A. Panzanelli Fratoni, Le accademie in Italia
dal Cinquecento al Settecento (pp. 314-322) e G. Imbruglia, L. Tufano, I luoghi della cul-
tura nella Napoli di Vico e Metastasio (pp. 560-570), in S. Luzzatto, G. Pedullà (a cura
di), Atlante della letteratura italiana, II. Dalla Controriforma alla Restaurazione, Einaudi,
Torino, 2011; C. Minieri Riccio, Cenno storico delle Accademie fiorite nella città di Napoli,
Aspn, III (1878), pp. 745-758; IV (1879), pp. 163-178, 379-394, 516-563; V (1880), pp.
131-157, 349-373, 578-612.
45 Nel luglio 1730 De Marco chiarì al suo corrispondente che «molte da me sapute
Academie» erano state istituite previo permesso del Collaterale, come quelle «del Signor
Jorge, Castagnola, et altre». Bad, ms. B.28, c. 77v, lettera dell’8 luglio 1730. Giovan-
nantonio Castagnola, citato da De Marco, regio consigliere, istituì un’accademia privata
di giurisprudenza nel 1727. A.M. Rao, Fra amministrazione e politica cit. Ferdinando
mirava probabilmente a “ufficializzare” l’Accademia sanvitese. Decisione forse maturata
dopo che, a giugno, De Marco sconsigliò all’amico di pubblicare, senza autorizzazione
del Collaterale, le composizioni preparate ed esposte. Ivi, ms. B.28, c. 69r, lettera del 24
giugno 1730.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Aprile 2023
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)