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Formazione e ascesa di un homo novus nella Napoli austriaca 123
Dure critiche riservava anche agli ordini religiosi. In occasione di
un’eredità acquisita dall’amico a Brindisi, nel 1730, De Marco disap-
provò i legati a favore dei monaci, «servendosi li sudetti della commo-
dità per vivere più sregolati» . Poca simpatia dimostrava, inoltre, nei
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confronti della «superba gesuitesca» che, nel 1767, da ministro
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dell’Ecclesiastico, contribuì a espellere dal Regno. La critica alla chiesa
del tempo si univa, dunque, a un implicito antigesuitismo che a Napoli
aveva radici lontane e si era appunto legato, tra la fine del Seicento e
i primi decenni del Settecento, alle correnti giurisdizionaliste .
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De Marco auspicava l’affermazione di un cristianesimo rigoroso che
avrebbe dovuto condurre alla riforma di una chiesa degradata. Non
stupisce, pertanto, il suo avvicinamento al giansenismo che, a Napoli,
ebbe un’impronta antigesuitica, giurisdizionalista e riformatrice . La
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sua adesione a tali correnti sarebbe stata più esplicita in episodi suc-
cessivi della sua vita: nel rapporto con l’abate nizzardo Carlo De Gros,
espulso da Roma per i suoi orientamenti giansenisti, ospitato a Napoli
nel 1764 e scelto come proprio confessore; nel suo impegno a favore
di vescovi regalisti o filogiansenisti come Domenico Forges Davanzati,
Giovanni Andrea Serrao o il domenicano, e brindisino, Alberto Maria
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Capobianco ; o nella ferma posizione avuta in occasione della contro-
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versia scoppiata tra Napoli e Santa Sede in merito alla pubblicazione
della traduzione italiana del catechismo di François-Philippe Mésen-
guy , autorizzata da Capobianco, allora revisore ecclesiastico, e fer-
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mamente sostenuta da De Marco .
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84 Ivi, ms. B.28, c. 81v, lettera del 5 agosto 1730.
85 Ivi, ms. B.28, c. 43r, lettera del 4 giugno 1729.
86 M. Rosa, Gesuitismo e antigesuitismo nell’Italia del Sei-Settecento, «Rivista di Storia
e Letteratura religiosa», 2 (2006), pp. 247-281. Cfr. anche F. Motta, Invenzione e identità
nel gesuitismo, «Annali di Ca’ Foscari. Serie occidentale», 53 (2019), pp. 69-94.
87 M. Rosa, Il giansenismo nell’Italia del Settecento: dalla riforma della Chiesa alla
democrazia rivoluzionaria, Carocci, Roma, 2014. Cfr. anche P. Stella, Il giansenismo in
Italia, 3 voll., Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, 2006, in particolare il capitolo IV
del secondo volume, Gli intellettuali a Napoli e la cultura Giansenista tra Seicento e primo
Settecento.
88 E. Chiosi, Giovanni Andrea Serrao. Apologia e crisi del regalismo nel Settecento
napoletano, Jovene, Napoli, 1980.
89 M. Caffiero Trincia, Capobianco, Alberto Maria, Dbi, vol. 18 (1975). Cfr. anche P.
Sposato, Per la storia del Giansenismo nell'Italia meridionale: amici e corrispondenti di
Alberto Capobianco Arcivescovo di Reggio Calabria, Collezione meridionale editrice,
Roma, 1966.
90 Sull’episodio, Bernardo Tanucci e il «catechismo del Mesenguy», «Storia e politica»,
XVI (1977), pp. 610-663. Cfr. anche E. Chiosi, Lo spirito del secolo. Politica e religione a
Napoli nell’età dell’Illuminismo, Giannini, Napoli, 1992, pp. 154-155.
91 Lettera di Tanucci al duca di Losada, 4 agosto 1761, in B. Tanucci, Epistolario. IX
(1760-1761), a cura di M.G. Maiorini, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, 1985, p.
886.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Aprile 2023
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)