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Formazione e ascesa di un homo novus nella Napoli austriaca 125
diede i natali anche al celebre Carlo Calà nel 1617, egli fu, come
scrisse Muratori, «ministro molto dotto, e testuale, non che costante
nelle sue opinioni» . Padre professionale di De Marco, lo iniziò al
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mondo forense, gli permise di sfruttare le sue conoscenze e di co-
struirsi una rete di relazioni che sarebbe tornata utile negli anni suc-
cessivi. «Sul mio avvocato brievemente li dico che è il Signor D. Vitale
di Vitale […] et il medemo, lode a Dio, mi ha cominciato a far scrivere
qualche memoriale, laudo, spogliar un certo processo», scrisse sod-
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disfatto De Marco a pochi giorni dall’inizio della collaborazione con De
Vitale, al cui fianco, negli anni successivi, avrebbe avuto modo di fare
esperienza nei tribunali napoletani e saggiarne, anche, ritardi e lun-
gaggini procedurali.
Le lettere di questo periodo sono, a tal proposito, ricche di spunti,
anche per via di un procedimento giudiziario che vide coinvolti alcuni
parenti di De Leo e il marchese Imperiali di Latiano . Tale controversia
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occupa gran parte della corrispondenza esaminata, proprio a partire
dai primi mesi del sodalizio con De Vitale il quale, per richiesta dello
stesso De Marco, avrebbe accettato di patrocinare la causa. L’iter giu-
diziario, tuttavia, fu ostacolato dalle manovre della controparte e si
protrasse negli anni successivi, sebbene Carlo rassicurasse Ferdi-
nando di «non dubitar di niente, essendovi Don Vitale, che non farà
farci aggravio, et all’incontro sono ridicoli l’avvocati della Parte» .
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Nonostante i diversi tentativi intrapresi per razionalizzare l’iter dei
processi, infatti, a Napoli continuavano a persistere regole procedurali
poco rigorose: «nulla impediva che l’insensibilità dei giudici e la mala-
fede delle parti protraessero i processi attraverso estenuanti questioni
pregiudiziali, dilazioni pretestuose e indefiniti rinvii» 100 . Esemplari
sono, a tal proposito, le parole con cui De Marco raccontò a De Leo
l’ennesimo intoppo, il rinvio di un contradditorio causato dal procura-
tore del Marchese: «per le calunniose dilazioni si danno da questo Sig.
Crisostomo Calò che per non restituire gl’atti ne meno s’è fatto vedere
in Camera, non s’è potuto fare il contraddittorio e quantunque il Por-
tiero l’avessi mandato sino a sua casa, pure non s’è potuto far niente
avendo fatto dire dalla serva che non v’era» 101 .
96 L.A. Muratori, Raccolta delle vite, e famiglie degli uomini illustri del Regno di Napoli
per il governo politico, Marco Sessa, Milano, 1755, p. 114.
97 Bad, ms. B.29, c. 37v, lettera del 5 novembre 1729.
98 Giovanni Luca Imperiali, II marchese di Latiano (1683-1749), in Terra d’Otranto.
La controversia riguardava il possesso del feudo di San Donato, in prossimità di Latiano.
99 Bad, ms. B.28, c. 110v, lettera del 2 dicembre 1730.
100 M.N. Miletti, Ordine legale e potere giurisdizionale. Arbitrio e giustizia nella Napoli
austriaca, «Frontiera d’Europa», 2 (1997), pp. 17-79: 60.
101 Bad, ms. B.28, c. 143r, lettera del 10 marzo 1731.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Aprile 2023
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)