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128 Davide Balestra
Borbone, De Vitale ricoprì incarichi importanti, sfruttando quella fase
di transizione dal vecchio al nuovo governo durante la quale diversi
forensi mirarono «ad aprirsi un varco verso l’ascesa sociale» 117 . Ot-
tenne così la conferma a Consigliere della Camera di Santa Chiara, la
nomina a Governatore di Capua, nel 1735, di Consigliere del Sacro
Regio Consiglio, nel 1738, e di Presidente della Regia Camera della
Sommaria, dieci anni più tardi 118 .
Il passaggio indenne di De Vitale dal viceregno austriaco al regno
borbonico è indicativo di quel concetto di constantia jurisprudentis che
fu uno dei fondamenti del prestigio del ceto togato. Osteggiata durante
il dominio degli Asburgo di Vienna, la nobiltà ripose grandi aspettative
su Madrid, puntando sul risentimento borbonico verso un ministero
compromesso con gli austriaci, usurpatori di un regno che per due
secoli era stato al centro dell’impero spagnolo. I nobili pensarono, in
sostanza, che l’arrivo di Carlo di Borbone potesse offrire la tanto attesa
occasione di rivalsa e avanzarono la richiesta di una totale riforma del
ministero. In diverse memorie indirizzate al sovrano, con un linguaggio
colorito e un tono violento, chiesero che fossero deposti tutti i ministri.
Ma la tanto auspicata epurazione non si verificò: il nuovo governo non
aveva alcuna intenzione di operare cambiamenti. Come dimostra il
caso esemplare di De Vitale, il ministero fu reintegrato quasi comple-
tamente nelle sue funzioni, affermandosi ancora una volta, così come
era accaduto nel 1707, come elemento di continuità dello stato 119 .
La scalata di De Vitale non poté che favorire anche De Marco. Pro-
prio in questi anni, infatti, grazie alle conoscenze acquisite per il tra-
mite del suo dominus, avvenne quello che Giuseppe Maria Galanti con-
siderò un evento determinante per la sua futura carriera politica: l’in-
contro con l’avvocato Carlo Mauri, «uno di quegli uomini rari, nati per
esser l’istrumento della felicità degli Stati» 120 .
Durante il governo austriaco, Mauri, insieme a Domenico Caravita,
aveva curato gli interessi che la duchessa di Parma, Dorotea Sofia di
Neuburg, nonna di don Carlos, aveva nel Regno 121 . Incarico che al-
117 Ivi, p. 88.
118 M. de Jorio, Notiziario ragionato del Sacro Regio Consiglio della Real Camera di S.
Chiara, Napoli, 1802, p. 84.
119 R. Ajello, Potere ministeriale e società cit.
120 G.M. Galanti, Memorie storiche del mio tempo cit., p. 184. La citazione, sempre di
Galanti, è tratta dal suo Elogio storico del signor abate Antonio Genovesi, Napoli, 1772,
p. 8.
121 Corrispondenze diplomatiche veneziane da Napoli. Dispacci, vol. XVII (30 giugno
1739-24 agosto 1751), a cura di E. Tonetti, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma,
1994, p. 632. Su Dorotea Sofia di Neuburg cfr. G. Sodano, Una contessa palatina a
Parma. Dorotea Sofia e l’irruzione delle Neuburg nella politica europea, in E. Riva (a cura
di), La politica charmante: società di corte e figure femminili nell’età di transizione, «Chei-
ron», 1 (2017), pp. 128-156.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Aprile 2023
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)