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132 Davide Balestra
Le lettere offrono, inoltre, spunti per una riflessione sul valore e sul
peso che l’esperienza vicereale austriaca ebbe per una città che si ap-
prestava a vivere la sua «ora più bella», per usare una celebre defini-
zione di Giuseppe Galasso 135 . La vicenda personale di Carlo De Marco
è emblematica del ruolo sociale e politico raggiunto dal ceto togato du-
rante il periodo degli Asburgo di Vienna e della conferma di quel ruolo
durante il governo borbonico, nonché del contemporaneo ridimensio-
namento di una nobiltà che aveva invano riposto le sue speranze di
rivalsa nel nuovo re e nella nuova dinastia, fiduciosa di recuperare un
prestigio e una preminenza che, allo stato delle cose, si rivelò tuttavia
anacronistica e, nei fatti, irrealizzabile.
Al di là dei giudizi storiografici sui ventisette anni di governo au-
striaco, gli Asburgo d’Austria riuscirono dunque a creare le premesse
per una discontinuità con il passato, poi marcata in maniera più netta
durante il regno di Carlo di Borbone, quando furono portate a compi-
mento alcune importanti riforme in campo religioso o fiscale. A ciò si
giunse grazie a un fermento culturale già presente negli ultimi decenni
del dominio spagnolo e tuttavia rinvigorito proprio negli anni del vice-
regno austriaco. Gli Asburgo di Vienna permisero infatti agli intellet-
tuali napoletani di intrattenere maggiori contatti, rispetto al passato,
con la cultura europea, facilitando quella circolazione di idee e di co-
noscenze che furono l’humus culturale di chi, come De Marco, sarebbe
stato protagonista della stagione di riforme del secondo Settecento.
135 G. Galasso, Intervista sulla storia di Napoli, a cura di P. Allum, Laterza, Roma-
Bari, 1978, p. 108.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Aprile 2023
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)