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Un napoletano nella Rivoluzione francese: appunti per una biografia di Luigi Pio 137
Pio aveva potuto incontrare all’inizio degli anni Ottanta alcuni dei
grandi philosophes, tra i quali Diderot. Con un’emozione anche perso-
nale, dunque, in piena Rivoluzione si ribellava di fronte a quel gesto di
cancellazione della memoria illuminista. Lo denunciava come un atto
non tanto rivolto al profilo filosofico dell’autore defunto, quanto com-
piuto per ostilità nei confronti della vedova di Helvétius, anzi del suo
circolo di Auteuil, che era realmente diventato uno dei bersagli di Ro-
bespierre . «Est-ce la statue de Lépidus renversée à Rome par le père
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de la patrie? Sont-ce ses ouvrages qui condamnent Helvétius? Est-ce
sa femme? (…) Si c’est sa femme, demandez, mes frères, demandez au
people athénien si Xanthippe a survécu à Socrate pour ternir sa repu-
tation», scriveva. Pio denunciava in quel gesto iconoclasta la scelta po-
litica di distorcere un nobile passato in funzione di un odio e di una
contrapposizione frontale del presente, trasformando in modo po-
stumo l’autore di De l’esprit e De l’homme in nemico pubblico, come lo
diventò, ma mentre era in vita, Lepido, dopo grandi onori, in una fase
del convulso periodo seguito all’uccisione di Cesare .
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Il gruppo di Auteuil – quello degli idéologues – rappresentava una
visione della Rivoluzione in continuità con i Lumi che senza dubbio
era lontana da quella ormai elaborata da Robespierre. Sarebbe ridut-
tivo identificare quella visione semplicemente come ‘girondina’, nono-
stante una prossimità con questo partito. Di sicuro, la motivazione di
Pio in quel dicembre 1792 non era filo-girondina. Proprio questo par-
tito lo bersagliava sulla stessa stampa alla quale egli aveva collaborato
in precedenza, anche rinfacciandogli l’origine straniera: gli ex amici
del Bulletin des Amis de la vérité che un tempo esaltavano il suo pa-
triottismo lo chiamavano ora «Pio-Napolitain» .
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Varato dopo la morte di Helvétius nel 1771, il longevo circolo di
Auteuil, continuazione del salon del filosofo, aveva ospitato figure
come Diderot e D’Holbach: al primo, Luigi Pio aveva consegnato nel
13 L’ostilità di Robespierre è ben spiegata da S. Moravia, Il tramonto dell’illuminismo.
Filosofia e politica nella società francese (1770-1810), Laterza, Roma-Bari, 1986, pp.
197-208. Si veda anche il precedente S. Moravia, La Société d’Auteuil et la Révolution,
«Dix-Huitième Siècle», 6 (1974), pp. 181-191. Appena un cenno all’episodio della distru-
zione del busto, invece, si trova in J. Israel, Revolutionary Ideas. An Intellectual History
of the French Revolution from The Rights of Man to Robespierre, Princeton University
Press, Princeton, 2014, pp. 303-304; ma si vedano anche le pp. 278-279.
14 In A. Aulard, La Société des Jacobins, recueil de documents pour l’histoire du club
des Jacobins de Paris, Jouaust et Sigaux, Paris, 1892, t. IV, pp. 561-562, si trova il testo
della lettera firmata da Pio letta durante la seduta e riportato nella minuta della riu-
nione.
15 L’articolo dei suoi ex compagni del Cercle Social è di inizio gennaio 1793, Anon.,
Sur Orléans et ses complices, «Bulletin des amis de la vérité», n° 2, l’An second de la
République (1793), p. 4: Pio è accusato con veemenza per i suoi rapporti con Robespierre
e con Marat, al punto che viene presentato come un loro suggeritore.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Aprile 2023
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)