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140 Erica Joy Mannucci
Quella comunicazione era la profession de foi di ateismo dell’ex se-
gretario d’ambasciata. La breve dichiarazione nasceva da una pole-
mica con il commediografo Augustin Piis, fondatore della società let-
teraria del Portique républicain. Formato a fine settembre 1799 da in-
tellettuali razionalisti non favorevoli alla teofilantropia – in molti casi
provenienti dal già citato milieu della Loge des Neuf Soeurs – il Portique
alla sua seconda riunione aveva ricevuto da un membro il dono di un
busto di Helvétius, oggetto di cui si è vista sopra la carica simbolica.
Tuttavia, questa associazione respingeva l’ateismo. Agli occhi di Pio
ciò non poteva che dipendere da motivi strategici, da opportunismo,
se era vero, come scriveva Sylvain Maréchal, che la «partie saine» del
Portique era formata da «hommes-sans-dieu», tra i quali riteniamo si
possa annoverare il poeta creolo Évariste Parny, la cui Guerre des
dieux fu recitata nelle prime riunioni .
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La profession de foi dell’ex diplomatico napoletano alle soglie del
nuovo secolo era una dichiarazione dalla quale traspariva la cultura
laica non improvvisata di Pio. La stessa polemica che ebbe con Piis
ruotava intorno a un riferimento al paradosso di Bayle (menzionato
sopra a proposito di Cloots): il commediografo gli aveva riconosciuto
di essere buon cittadino seppure ateo – «quelle grâce», ironizzava Pio –
e, come deista, voleva ricambiato il favore . Ecco dunque un aspetto
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che merita approfondimenti, perché fu quello che più spinse Pio a
prendere la parola in situazioni scomode.
Un ultimo elemento lo fornisce il progetto di Pio – già autore in que-
gli anni di traduzioni che avevano introdotto il suo nome nel mondo
letterario – di pubblicare la traduzione italiana proprio del poema di
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24 Le riunioni del Portique républicain erano seguite regolarmente dalla voce dell’opi-
nione democratica del tempo, il «Journal des hommes libres de tous les pays». A. Ma-
thiez, La théophilanthropie cit., pp. 627-628, racconta delle prime riunioni, sottoscri-
vendo l’affermazione di Maréchal sull’ateismo di molti soci: S. Maréchal, Dictionnaire
des athées anciens et modernes, Grabit, Paris, an VIII (1800), Portique (le) Républicain,
pp. 361-362. Sul Portique, si veda J.-L. Chappey, Le Portique républicain et les enjeux
de la mobilisation des arts autour du brumaire an VIII, in P. Bourdin, G. Loubinoux (eds.),
Les Arts de la scène et la Révolution française, Presses universitaires Blaise-Pascal, Cler-
mont-Ferrand, 2004, pp. 487-507.
25 S. Maréchal, Pio, homme de lettres et maître de langues, in Dictionnaire des athées
cit., pp. 346-347. L’articolo Bacon (le chancelier) è alle pp. 27-28.
26 Lo ricorda P. Roman, The Teatro Moderno Applaudito (1796-1801): Italian Transla-
tions of French Plays in Venice, in P. Y. Beaurepaire, P. Bourdin, C. Wolff (eds.), Moving
Scenes: The Circulation of Music and Theatre in Europe (1700-1815), Oxford University
Press, Oxford, 2018, hal-archivesouvertes.fr, hal-02389793, pp. 1-16: 7.Tra le tradu-
zioni di Pio, Continuazione delle lettere d’una peruviana di Marie Élisabeth Morel de
Vindé, edizione italiana con testo francese a fronte del 1797 e una pièce del commedio-
grafo rivoluzionario L.-B. Picard, Mediocrità e bassezza, ossia i Mezzi di far fortuna, Ve-
nezia, “Teatro moderno applaudito”, t. 18, dicembre 1797, Anno secondo della Libertà
italiana. Sul carattere politico della commedia di Picard, P. Bourdin, Fustiger les
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Aprile 2023
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)