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probabilmente conclusero affari e strinsero alleanze matrimoniali
come nel caso di Peri Maria Grazzini, o Grassini, e di Cesare de’ Medici:
l’uno aveva sposato donna Francesca De Gaspano , l’altro la figlia di
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Stefano Conte, Lucrezia . Con il Medici , Simone Zati potrebbe avere
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avuto legami di parentela, giacché sua madre appartenne allo stesso
celebre casato. Verosimilmente, il nostro giovane banchiere cominciò
a frequentare subito la comunità religiosa oratoriana, dove conobbe le
persone giuste con cui fare i primi affari . Nel volgere di pochi mesi
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divenne il banchiere di riferimento d’importanti esponenti della nobiltà
siciliana. Nel 1614, Alfonso Pusterla Borromeo, procuratore a Palermo
di Giovanni Aragona e Marinis, principe di Castelvetrano, faceva emet-
tere dal banco Mannelli & Zati lettere di cambio per far riscuotere al
nobile siciliano ingenti somme a Madrid, dove risiedeva . Il procura-
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tore probabilmente abitava nel Palazzo Aragona-Tagliavia, una son-
tuosa dimora con ampio giardino attigua alla chiesa oratoriana dove,
lo stesso Pusterla Borromeo, aveva preso in patronato una delle cap-
pelle che dedicò al santo cardinale milanese con cui, verosimilmente,
era imparentato . Ben presto il campo di affari dei due soci fiorentini
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con gli Aragona si estese anche ai generi alimentari prodotti nei loro
vasti feudi . Nell’atto costitutivo della società, oltre al commercio del
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grano, è contemplato quello di qualsiasi altra mercanzia rientrante
nella voce generica di “victualia”. A tale riguardo, nell’estate del 1620,
la società Mannelli & Zati costituiva con Benedetto Quaratesi ‒
anch’egli toscano ‒ e Vincenzo Mariani una «compagnia e negozia-
zione» al fine di operare per un anno sulla piazza di Mazara del Vallo .
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si appartengono ricavata dal libro che si conserva in sacrestia e delle lapidi sepolcrali, mano-
scritto del secolo XVIII, Biblioteca Comunale di Palermo, ai segni 3Qq D12.
63 Cfr. C. D’Arpa, Architettura e arte religiosa a Palermo cit., pp.85-86. Alla sua morte
il mercante fiorentino designava come luogo di sepoltura la cappella gentilizia De Ga-
spano, Asp, notaio Antonio Corona, vol.12867, 8 giugno 1616, cc.312r-318v.
64 Stefano Conte, di famiglia pisana, ricoprì a Palermo diversi prestigiosi incarichi
pubblici. Grazie ai proventi dei suoi commerci, nel 1596 acquistò dalla famiglia Gioeni
e Cardona, marchesi di Giuliana, i feudi di Casalbianco, Ciaramita e Cavallaro. Dal
testamento delle figlia Lucrezia, del 1611 (Asp, notaio Lorenzo Trabona, vol.9796,
cc.401r-417v), apprendiamo che era vedova e che volle essere sepolta nella chiesa ora-
toriana.
65 Il marito potrebbe identificarsi con Giulio Cesare de’ Medici e Carnesecchi, dal
ramo di Francesco di Giovenco.
66 Nel 1613 Simone Zati, per conto della società, acquistava diverse centinaia di
salme di frumento da Francesco Graffeo e da Peri Maria Grazzini, Asp, notaio Giovanni
Luigi Blundo, vol.8589, cc. 1077v-1079r); ivi, cc.1172r-1173r). Anche il nobile France-
sco Graffeo aveva cappella propria nella chiesa oratoriana, cfr. C. D’Arpa, Architettura e
arte religiosa a Palermo cit., ad indicem.
67 Asp, Giovanni Luigi Blundo, vol.8526, 2 luglio 1616, cc.1255r-1259v.
68 C. D’Arpa, Architettura e arte religiosa a Palermo cit., ad indicem.
69 Asp, Giovanni Luigi Blundo, vol.8528, 1 dicembre 1617, cc.333r-348v.
70 Asp, notaio Giovanni Luigi Blundo, vol.9530, 4 luglio 1620, cc.581r-584r.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Aprile 2023
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)