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Mercanti e banchieri fiorentini a Palermo nel secolo XVII... 47
Il mercante-banchiere doveva contare su un’articolata rete di contatti
che gli garantissero all’interno e all’esterno del regno, da un lato, un ade-
guato approvvigionamento delle merci, dall’altro, un mercato per la ven-
dita. Tra i fiorentini residenti a Palermo Fortunio Arrighetti fece carriera
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grazie anche al buon servizio reso agli Henriquez Cabrera, conti di Modica
e signori di altri vasti possedimenti in Sicilia. Come procuratore generale,
prima di donna Vittoria Colonna, curatrice del figlio minorenne Don Gio-
vanni Alfonso, e poi dello stesso conte, l’Arrighetti amministrò immense
proprietà nelle quali si produceva soprattutto il grano, acquistato in mag-
gior parte dai mercanti-banchieri, tra cui i suoi connazionali . Nel caso
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di Mannelli e Zati, furono fornitori della “universitas” di Castroreale e
della Camera Apostolica . La disponibilità di capitali da investire con-
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sentì ad alcuni dei mercanti “stranieri” operanti in Sicilia di accaparrarsi
feudi con titolo di nobiltà. I citati Conte, Graffeo, Castelli, Pilo-Calvello e
Colnago vi erano riusciti contemporaneamente già nel primo trentennio
del XVII secolo . Tale opportunità fu colta anche dai fiorentini . Oltre
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all’Arrighetti, anche Giovanni Carnesecchi ottenne l’investitura nobiliare
avendo acquistato tra il 1614 e il 1615 la baronia di Grottarossa e altri
feudi . La prospettiva per un mercante-banchiere, molto capace, era
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71 Fortunio Arrighetti, Tesoriere generale del regno di Sicilia, aveva acquisito lo sta-
tus di cittadino palermitano con il matrimonio contratto nel 1611 con la nobile Caterina
Castelnuovo e Valguarnera, che gli portò in dote i feudi costituenti la baronia di
Sant’Anna, cfr. F. M. Emanuele e Gaetani marchese di Villabianca, Della Sicilia nobile,
vol.I, Palermo 1754, pp.116-117; R. Cancila, Integrarsi nel Regno: da stranieri in Sicilia
tra attività mercantile, negozio politico e titolo di nobiltà, «Mediterranea – ricerche stori-
che», n.31 (2014), p.275.
72 Fortunio Arrighetti, consociato con Peri Maria Grazzini, Bartolomeo e Neri Corsini,
ottennero in arrendamento da donna Maria Aragona e Marinis il feudo di Favara, Asp,
notaio Giovanni Luigi Blundo, vol. 8519, 7 ottobre 1608, cc.150r-164v.
73 Asp, notaio Cesare La Motta, vol.16980, 2 giugno 1614, cc.253r-259r; Asp; notaio
Giovanni Luigi Blundo, vol.8528, 12 dicembre 1617, cc.393r-394v.
74 Un precedente emblematico è quello offerto dai Ferreri, mercanti savonesi, che
nelle seconda metà del Cinquecento acquisirono alcuni feudi dalla famiglia Ventimiglia
a compensazione di ingenti somme loro approntate, cfr. O. Cancila, I Ventimiglia di Ge-
raci (1258-1619), Quaderni - Mediterranea - ricerche storiche, n.30, Palermo 2016, tomo
II, passim.
75 In Toscana potevano ambire al solo titolo di cavaliere di Santo Stefano concesso
dal Gran Duca Medici. Nel 1628 ne fu investito Bartolomeo Steccuti residente a Palermo,
la cerimonia d’investitura si tenne nella chiesa oratoriana di Sant’Ignazio martire alla
presenza dei maggiori notabili della città, Asp, notaio Francesco Comito, vol.925,
cc.605r-606r.
76 Giovanni Carnesecchi nel 1620 prese i voti religiosi divenendo francescano della
famiglia dei Frati Riformati dell’Osservanza, stabilendosi nel convento di Santa Maria di
Gesù di Nicosia. Quello stesso anno fra Giovanni da Firenze in punto di morte fece
testamento con il quale istituì erede universale il fratello Antonio Carnesecchi (Asp, no-
taio Orazio Allegra, vol.14221 bis, cc.159r-231r). Costui, in seguito, cedette i feudi e i
relativi titoli nobiliari al connazionale Cosimo Nasi, cfr. F. San Martino de Spucches, La
storia dei feudi e dei titoli nobiliari di Sicilia dalle loro origini ai nostri giorni, vol.4, Palermo
1926, p.198.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Aprile 2023
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)