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78 Massimo Bomboni
Stefano, dall’altra otto bertoni , in buona parte acquistati all’estero e
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divisi in due gruppi: cinque al comando del conte Alfonso Montecuccoli
(fra cui i due vascelli olandesi acquistati ad Amsterdam col Livorno), e
tre comandati dal corsaro francese Jacques Pierre, al servizio della
granduchessa Cristina di Lorena. Alla flotta toscana si unì il galeone
Livorno, appena arrivato dall’Olanda, che venne posto sotto il co-
mando del cavaliere Scipione Cortesi. Le tre squadre vennero inviate
separatamente verso Cipro ed il galeone, data la sua imponenza, viag-
giò da solo, congiungendosi con le altre navi davanti al porto di Fama-
gosta 100 .
Nell’Archivio di Stato di Firenze sono presenti le istruzioni inviate al
capitano Cortesi prima della partenza, concernenti sia la gestione
dell’equipaggio e dei soldati imbarcati, sia la rotta e gli obiettivi da per-
seguire. Questi documenti offrono uno spaccato della vita a bordo di
una nave all’inizio del diciassettesimo secolo e, allo stesso tempo, danno
un’idea della complessità di organizzazione di una missione siffatta.
La gestione del composito equipaggio era uno dei principali pro-
blemi, essendo questo costituito da marinai fiamminghi e italiani in-
sieme a soldati italiani e francesi, arruolatisi volontari in occasione
della spedizione. Per non incorrere in complicazioni, la nave non do-
veva toccare porti e territori del Re di Spagna perché «havendo voi den-
tro il Galeone circa cento olandesi, i quali sono Ribelli di Sua Maestà
non è conveniente, finché non ne venga licenza, che entrino ne’ suoi
Porti» 101 . Le precauzioni non erano mai troppe, nonostante le racco-
mandazioni sulla fede e le intenzioni dei marinai. Fu così assoldato un
sacerdote per la cura delle anime, che venne scelto fra l’Ordine dei
Celestini, «acciò che tenga quella gioventù in freno» 102 . Visti i possibili
contrasti che potevano nascere su una nave così affollata, era infine
doveroso far castigare i marinai e soldati dagli ufficiali delle rispettive
nazioni, francesi ai francesi, fiamminghi ai fiamminghi, e venne stabi-
lito il divieto generale di portare armi in mano a bordo 103 .
Fu rigidamente regolamentata l’eventuale attività di corsa del va-
scello e l’eventuale spartizione del bottino 104 . Questa venne stabilita
dal tradizionale contratto “a terzo buscaino” usato con i corsari a ser-
vizio del granduca, la quale prevedeva una parte del bottino all’arma-
tore (il Granduca in questo caso), una al capitano e una all’equipaggio.
Si comandò di non assaltare navi corsare, spesso con poco carico, e di
99 Vascelli ad alto bordo di media stazza di origine nord europea.
100 Asf, Mdp, 2077, ins. 3, c. 747, data mancante, post agosto 1607.
101 Ivi, ins. 4, c. 1102, giugno 1607.
102 Ivi, c. 1067; Ivi, c. 1100, 19 maggio 1607.
103 Ivi, c. 1108.
104 Asf, Mdp, 2077, ins. 4, c. 1065, data mancante, probabile giugno 1607; Ivi, c.
1067, data mancante, probabile giugno 1607.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Aprile 2023
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)