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                Stefano, dall’altra otto bertoni , in buona parte acquistati all’estero e
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                divisi in due gruppi: cinque al comando del conte Alfonso Montecuccoli
                (fra cui i due vascelli olandesi acquistati ad Amsterdam col Livorno), e
                tre  comandati  dal  corsaro  francese  Jacques  Pierre,  al  servizio  della
                granduchessa Cristina di Lorena. Alla flotta toscana si unì il galeone
                Livorno,  appena  arrivato  dall’Olanda,  che  venne  posto  sotto  il  co-
                mando del cavaliere Scipione Cortesi. Le tre squadre vennero inviate
                separatamente verso Cipro ed il galeone, data la sua imponenza, viag-
                giò da solo, congiungendosi con le altre navi davanti al porto di Fama-
                gosta 100 .
                   Nell’Archivio di Stato di Firenze sono presenti le istruzioni inviate al
                capitano  Cortesi  prima  della  partenza,  concernenti  sia  la  gestione
                dell’equipaggio e dei soldati imbarcati, sia la rotta e gli obiettivi da per-
                seguire. Questi documenti offrono uno spaccato della vita a bordo di
                una nave all’inizio del diciassettesimo secolo e, allo stesso tempo, danno
                un’idea della complessità di organizzazione di una missione siffatta.
                   La gestione del composito equipaggio era uno dei principali pro-
                blemi, essendo questo costituito da marinai fiamminghi e italiani in-
                sieme a soldati italiani e francesi, arruolatisi volontari in occasione
                della spedizione. Per non incorrere in complicazioni, la nave non do-
                veva toccare porti e territori del Re di Spagna perché «havendo voi den-
                tro il Galeone circa cento olandesi, i quali sono Ribelli di Sua Maestà
                non è conveniente, finché non ne venga licenza, che entrino ne’ suoi
                Porti» 101 . Le precauzioni non erano mai troppe, nonostante le racco-
                mandazioni sulla fede e le intenzioni dei marinai. Fu così assoldato un
                sacerdote per la cura delle anime, che venne scelto fra l’Ordine dei
                Celestini, «acciò che tenga quella gioventù in freno» 102 . Visti i possibili
                contrasti che potevano nascere su una nave così affollata, era infine
                doveroso far castigare i marinai e soldati dagli ufficiali delle rispettive
                nazioni, francesi ai francesi, fiamminghi ai fiamminghi, e venne stabi-
                lito il divieto generale di portare armi in mano a bordo 103 .
                   Fu rigidamente regolamentata l’eventuale attività di corsa del va-
                scello e l’eventuale spartizione del bottino 104 . Questa venne stabilita
                dal tradizionale contratto “a terzo buscaino” usato con i corsari a ser-
                vizio del granduca, la quale prevedeva una parte del bottino all’arma-
                tore (il Granduca in questo caso), una al capitano e una all’equipaggio.
                Si comandò di non assaltare navi corsare, spesso con poco carico, e di


                   99  Vascelli ad alto bordo di media stazza di origine nord europea.
                   100  Asf, Mdp, 2077, ins. 3, c. 747, data mancante, post agosto 1607.
                   101  Ivi, ins. 4, c. 1102, giugno 1607.
                   102  Ivi, c. 1067; Ivi, c. 1100, 19 maggio 1607.
                   103  Ivi, c. 1108.
                   104  Asf, Mdp, 2077, ins. 4, c. 1065, data mancante, probabile giugno 1607; Ivi, c.
                1067, data mancante, probabile giugno 1607.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Aprile 2023
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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