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326 Fabrizio D’Avenia
prelati siciliani, affidando tale scelta ai corrispondenti arcivescovi me-
tropolitani ; la seconda, più radicale e duratura, e infatti di più com-
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plicata attuazione, prevedeva invece di poter contare su vescovi che
«sean hombres suficientes y asistan en sus yglesias de propósito y
como verdaderos desponsados» . Il re, tuttavia, aggiungeva una terza
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possibilità nel caso di vescovi che «por enfermedad o otros accidentes»
fossero inabili al governo della diocesi, cioè quella di nominare dei coa-
diutori . Fu quanto tentato a Palermo, dove l’arcivescovo Diego de
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Haedo per più di dieci anni (dal 1596 al 1608) «no hubo forma de per-
suadirle» ad accettare un coadiutore con futura successione, nomina
che egli contestò presso la Sede romana. Il papa Clemente VIII, con-
vinto che Haedo «cumple con la obligación de su officio (por muy viejo
que sea) [...] no quiso passarla y assí no tuvo effecto aquello» . Solo
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con il nuovo pontefice (e non casualmente, credo) e giusto alcuni mesi
prima della morte dell’arcivescovo, fu finalmente ratificata una nuova
presentazione a favore del menzionato cardinale Giannettino Doria,
che avrebbe retto la diocesi fino al 1642, anno della sua morte .
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Roma cercò anche per altre vie di ridimensionare il patronato regio
siciliano: vincolare alle emissione delle rispettive bolle apostoliche le
concessioni di dignità e prebende di alcune chiese cattedrali, fino a
quel momento gestite in proprio dai presuli ; modificare le clausole di
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47 Ibidem.
48 Ivi, viceré Feria a Filippo III (Palermo, 12 marzo 1604). La questione dei trasferi-
menti di sede, il cosiddetto «carrusel de los obispos», particolarmente frequenti proprio
nel corso del ’600, fu oggetto di ampio dibattito teologico (lasciare una diocesi per un’al-
tra configurava una sorta di “adulterio episcopale”) ed economico (i costi finanziari di
questa girandola di prelati, emissione di bolle apostoliche e rendite delle sede vacanti,
erano infatti a tutto vantaggio della Camera apostolica): M. Barrio Gozalo, El Real Patro-
nato y los obispos españoles cit., pp. 166-173. Per il caso siciliano, cfr. F. D’Avenia, El
carrusel de los obispos. Redes eclesiásticas en la Monarquía católica, in A. Jiménez Es-
trella, J.J. Lozano Navarro, F. Sánchez-Montes González (eds.), Urdimbre y memoria de
un imperio global. Redes y circulación de agentes en la Monarquía Hispánica, Editorial
Universidad de Granada, Granada, 2023, pp. 551-571.
49 Ags, Sp, leg. 1510, Filippo III al viceré Feria (Valladolid, 7 agosto 1604).
50 La nomina di coadiutore era stata fatta nel 1602 nella persona del cardinale Ter-
ranova, il siciliano Simone Aragona Tagliavia. Si trattava del fratello di Carlo, duca di
Terranova, il celebre magnus siculus: F. D’Avenia, Gianettino Doria cit., pp. 87-92, 105-
107; L. Scalisi, “Magnus Siculus”. La Sicilia tra impero e monarchia (1513-1578), Laterza,
Roma-Bari, 2012, pp. 119-120.
51 Cfr. le consulte del Consiglio d’Italia in Ags, Sp, libro 777, cc. 8r-9v (Valladolid,
26 ottobre 1601); cc. 12rv, 15v (Valladolid, 12 luglio 1602); libro 778, cc. 93r-94r (Ma-
drid, 9 marzo 1607).
52 Ags, Sp, leg. 1510, Filippo III al presidente del Consiglio d’Italia (Madrid, 5 dicem-
bre 1603). Per esempio, «el Datario scriviò una carta al arçobispo de Palermo para que
no diese la colaçión de la chantría al licenciado Andrés Nieto», giustificando il diniego
con il fatto che le principali dignità «después de la Pontifical no tocan a los ordinarios
por ser reservadas a su Sanctitad»: ivi, viceré Feria a Filippo III (Palermo, 12 marzo
1604); Filippo III all’ambasciatore Escalona (Valladolid, 7 agosto 1604).
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Agosto 2023
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)