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                Magestad» . Non solo, ma negli stessi «Reynos de España, Sicilia, In-
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                dias, y otros estados [...] no hay aún ejemplo ni olor de semejante in-
                trodución» di vicari apostolici . Era questa un’interessante combina-
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                zione tra l’isola della Legazia apostolica e il Nuovo mondo, uniti sotto
                la comune appartenenza politica alla Monarchia cattolica, confermata
                a distanza di secoli da Von Pastor, quando affermò che «fa riscontro al
                patronato spagnuolo in America la teoria della “Monarchia Sicula”» .
                                                                                  67
                Fallito il tentativo tridentino di ridimensionamento del patronato regio,
                i pontefici avevano quindi non solo escogitato l’escamotage dell’invio
                dei vicari apostolici, ma miravano a farne pagare i costi alla diocesi
                interessata, assegnando sulle sue rendite una pensione a loro favore,
                «bautizandola salario, y el obispo que proveyó el rey con tanto acuerdo
                viene a quedar arrimado a una parte» 68 .
                   Era esattamente ciò che stava accadendo in Sicilia con

                arrimar los obispos pastores y estraellos de sus iglesias y govierno y plantar
                otros mercenarios con título de vicario apostólico, y quitando indirecte el Pa-
                tronazgo del Rey, y tener ministros suyos y Nuncios en Sicilia con el mismo
                título de vicario en perjuicio de la legacía 69 .

                   Come proseguiva il Discurso, attraverso la nomina di vicari aposto-
                lici la Santa Sede aveva messo in discussione tre pilastri del diritto: i
                sacri canoni (compresi gli stessi decreti tridentini), l’istituto dell’exe-
                quatur e il privilegio della Legazia apostolica. In forza dei primi, infatti,


                   65  Ibidem. Il Concilio non poteva di fatto riuscire a «riformare radicalmente la proce-
                dura di provvisione e nomina dei benefici maggiori [i vescovati innanzi tutto] perché
                questa era legata a questioni politiche»: M. Faggioli, La disciplina di nomina dei vescovi
                prima e dopo il concilio di Trento, «Società e Storia», 92 (2001), p. 239. Non è un caso che
                la cosiddetta “riforma dei principi”, dibattuta nell’ultima fase dell’assemblea tridentina,
                «niente affermava […] circa il diritto delle autorità secolari di nominare gli ecclesiastici
                di rango elevato»: J.W. O’Malley, Trento. Il racconto del Concilio, Vita e Pensiero, Milano,
                2013, p. 202; cfr. anche pp. 200-201, 205-206; G. Alberigo et al. (a cura di), Conciliorum
                Oecumenicorum Decreta, Edizioni Dehoniane, Bologna, 2002, pp. 795-796. Per una bi-
                bliografia sulla riforma dei principi e il suo sostanziale fallimento, cfr. F. D’Avenia, Poli-
                tical Appointment and Tridentine Reforms: Giannettino Doria, Cardinal Archbishop of Pa-
                lermo (1608-1642), in W. François, V. Soen (eds.), The Council of Trent: Reform and Con-
                troversy in Europe and Beyond (1545-1700), vol. II: Between Bishops and Princes, Van-
                denhoek & Ruprecht, Göttingen, 2018, p. 297.
                   66  Venezia, Toscana, Savoia e altri «potentados» non permisero nemmeno «en la boca
                se tomase tan semejante platica», sebbene dentro il loro confini non fossero comprese
                diocesi di patronato regio, e per di più non consentivano al pontefice di nominarvi ve-
                scovi stranieri, garantendosi in tal modo la piena fedeltà dai presuli eletti: Discurso, cc.
                3v-4r.
                   67  L. von Pastor, Storia dei papi dalla fine del Medio Evo, vol. XIII, Desclée & C. Editori
                Pontifici, Roma, 1961, p. 734.
                   68  Discurso, c. 2v.
                   69  Ivi, c. 4rv. L’assenza di un nunzio pontificio in Sicilia era un’altra importante dif-
                ferenza in termini di legami con la Sede romana rispetto al regno di Napoli.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Agosto 2023
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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